... E’ quello che divide noi italiani dalla storia e dalla cultura delle Filippine.
Mi riferisco al genio poliedrico di José Rizal (1861-1896), celebrato eroe e martire dell’arcipelago dell’estremo Oriente. Cadde per mano dei politici dell’epoca, il governo coloniale spagnolo che opprimeva il Paese da tre secoli, guidato ideologicamente dai monaci cattolici con metodi repressivi. Era medico, poeta, narratore, scultore, pittore, poliglotta, naturalista e proveniva dalla classe abbiente degli ilustrados, meticci di origine europea o cinese, educati all’estero e di vedute liberali. Fu accusato di avere fomentato la ribellione popolare che più tardi sfociò nella Rivoluzione filippina del 1896. In realtà propugnò il raggiungimento pacifico di autogoverno attraverso riforme istituzionali ma non la rivoluzione, sebbene fosse a favore di mezzi violenti come ultima risorsa. Aveva fondato la Liga filipina, un movimento riformista moderato nel 1892, ma soprattutto aveva scritto due romanzi, Noli me tangere e El filibusterismo, che descrivevano le ingiustizie della società e in particolare il “cancro” profondamente radicato rappresentato da tre secoli di oppressione da parte del clero spagnolo, che infieriva sulle classi più povere, mantenendole succubi. Fu proprio in base ai suoi romanzi che fu accusato di sovversione, esiliato, poi fatto rientrare in patria per consegnarlo alla giustizia, che ne decretò la colpevolezza e lo condannò alla fucilazione, eseguita il 30 dicembre 1896.
Rizal aveva come obiettivo la restituzione della dignità ai suoi connazionali, attraverso la liberazione nazionale e l’autogoverno. Diceva in verità: “Perché lottare per l’indipendenza, se gli schiavi di oggi saranno i tiranni di domani? ”
La cosa straordinaria è l’assenza di traduzioni pubblicate in italiano dei due romanzi così fondamentali per la storia delle Filippine. Le opere furono scritte originariamente in spagnolo, Noli me tangere nel 1887 e El Filibusterismo nel 1891, pubblicate rispettivamente a Berlino e a Gand e presto tradotte in tutte le lingue principali, prima fra tutti l'inglese, ma non in italiano. Perché?
I suoi due romanzi sono grandi opere, straordinari affreschi di una umanità sciagurata e allo stesso tempo tenacemente speranzosa. I personaggi sono anime combattute tra una deferenza umiliante verso il clero e il potere e una tensione verso la libertà, vista però come un’utopia irraggiungibile. Personaggi umili e personaggi tronfi, amici del popolo e inquisitori crudeli, anime innocenti e filosofi matti, maggiorenti baciapile e rinnegati derubati anche del proprio nome. I registri sono molteplici, il tono secondo i casi è comico, tragico, appassionato, cinico, meditativo, concitato.
In Noli me tangere alcuni ritratti sono indimenticabili, tra i femminili quello di Dona Victorina, una grottesca arrampicatrice sociale india sposata con un ciarlatano spagnolo, o quello dell’agghiacciante Dona Consolacion, un’arpia infernale, o ancora quello tragico di Sisa, giovane madre impazzita per la perdita dei due figli. Tra i personaggi maschili è indimenticabile la figura di Padre Dàmaso, il francescano immorale, prepotente e pericoloso, accoppiata con la figura di Padre Salvì, viscido e lussurioso. Gli eroi – Ibarra e Maria Clara – sono anch’essi memorabili, ma a un livello più normale, quindi forse meno interessante.
Il filosofo Tasio ed Elìas hanno in due momenti diversi conversazioni con Ibarra. Si può intuire una sorta di dialogo interiore di Rizal che soppesa i pro e i contro di alcune scelte, prima con Tasio, scettico e iper consapevole, in un secondo tempo con Elìas, irremovibilmente orientato verso la ribellione, a cui non vede alternative. Ibarra contrappone a entrambi le sue idee liberali e non violente. Rizal viveva egli stesso tale contraddizione.
E’ agghiacciante ritrovare nel romanzo la trama della vita dell’autore stesso, prima perseguitato, poi giustiziato nei modi descritti nelle pagine da lui compilate. E’ come se avesse previsto il futuro che lo riguardava.
L’opinione più diffusa tra gli studiosi di Rizal è che la sua esecuzione per mano dei colonizzatori spagnoli abbia acceso la scintilla della Rivoluzione filippina. Quanti italiani conoscono la storia di questa importante parte del mondo? Basterebbe la pubblicazione delle opere del patriota filippino martire Rizal per svegliare l’interesse di migliaia di lettori.
Cosa aspettiamo, allora…
(C) DaniBlue
13 marzo 2015