Giuseppe Garrone era già molto conosciuto e apprezzato prima che morisse, io però, purtroppo non ho avuto il piacere di conoscerlo prima. L’ho sempre visto nelle foto che i CAV di tutto il Piemonte, e non solo, tengono cara, appesa a una parete o esposta lì in bella vista su un mobile o in una vetrinetta, e che a tutti i novelli volontari dicono: “Vedi quello lì? Quello è Giuseppe Garrone!”. Sono bastati un nome, un cognome e gli occhi di chi me lo ha detto, pieni di commozione, per incuriosirmi e andare su Google a cercare “ Giuseppe Garrone”.
Così feci io già qualche anno fa.
Così potrete fare voi, anche se vi confesso non troverete tra i primi suggerimenti ciò che state cercando…così vi lascio qualche informazione raccolta qua e là in questi anni.
Giuseppe Garrone è del 1939, piemontese, di Alessandria, un uomo come tanti, ma non uno dei tanti!
Laureato in materie letterarie, dedica 25 anni della sua vita alla difesa alla vita, quella da prima linea, quella che si combatte su un territorio ostile e pieno di insidie. Quella dove vinci solo se salvi una vita, altrimenti perdi, senza mezze misure.
Un vero PRO-LIFE come si direbbe oggi.
Dove c’era una mamma in difficoltà e lui lo veniva a sapere, prendeva la macchina e via, percorreva km, anche molti se serviva….per affrontare assieme a quella donna o quella famiglia le difficoltà che li affliggevano e insieme salvare una vita.
“Si deve fare, quindi si può fare!” Ecco il suo motto. Guardandolo dalle foto, e sentendo parlare di lui da molti volontari mi sono fatta l’idea di un uomo senza fronzoli, uno diretto, schietto…non troppi se e non troppi ma, uno da prima linea. Così mi sembra di poter parlare di lui. Per tutte quelle donne a cui sarebbe costato dire sì alla vita per incomprensioni in famiglia o problematiche, Giuseppe aveva fondato una Casa di Accoglienza; per tutte quelle donne che avevano già abortito, Giuseppe aveva fondato la Fraternità Rachele che a tutt’oggi conta professionisti psicologi e psicoterapeuti che trattano la sindrome post-aborto in tutte quelle donne bisognose.
Giuseppe muore il 3 febbraio 2011 a Casale Monferrato, giorno della Giornata per la Vita, lascia la moglie, Margherita, anche lei molto attiva nella difesa alla vita, 4 figli e 24 nipoti e tanti, tanti bambini che sono nati grazie al suo intervento.
Concludo con le parole del Comitato Verità e Vita da lui fondato, e ad oggi, attivo e presente più che mai sul territorio nazionale, scrive ad un anno dalla morte di Giuseppe: “Giuseppe, è impossibile ricordare tutto e raccontare tutto. Inesauribile, ribelle alle regole, ribelle soprattutto ad ogni forma di compromesso sulla difesa della vita. Giuseppe, giovane aperto alla vita, hai aperto il cuore anche alla malattia che, dapprima subdola e nascosta, ti ha poi aggredito con violenza improvvisa, stroncando quasi di colpo la tua incredibile energie, ma lasciando intatto il tuo cuore bambino, abbandonato con fiducia alle cure del Padre Celeste e dei tuoi familiari, accogliendo chiunque venisse a trovarti, amici e nemici, riservando a tutti lo stesso sorriso. Aperto alla vita sino alla fine, ti sei abbandonato anche alla morte, sicuro che oltre…. c’è la Vita.”
VV