Da diverso tempo a questa parte, superata l’età della beata stupidità e cecità, sto imparando ad osservare con altri occhi il mondo che mi circonda. Vivere in una zona che offre poco se non vigne e spazi verdi è stato per diversi anni il mio cruccio: maledicevo questi posti che mi tenevano lontana alla tanto cara e agognata metropoli, ricca di qualsiasi cosa da fare, e di persone interessanti e diverse da conoscere; per quanto io apprezzi tutto ciò – e per quanto io abbia già esternato cotanto splendore in un altro blog, mi sono finalmente resa conto di quale tesoro io abbia avuto tra le mani per tanto tempo e non lo abbia mai apprezzato fino in fondo. Che io abbia una predilezione per la notturna oscurità è un dato di fatto. Quindi, tanto per non smentirmi, anche in questo caso, è di notte che determinate aree della mia zona d’origine danno il meglio di loro stesse.
Sono perfette chiare serate, di qualsiasi stagione, anche se il massimo viene raggiunto nelle notti di luna piena. L’ideale è prendere la macchina quando il sole sta iniziando a scendere, formando quell’inconfondibile alone rossastro che, pian piano, lascia lo spazio ad una oscurità sempre più profonda. La luna inizia a salire e a sorridere con quello sguardo beffardo; già da questo punto
è possibile iniziare a sentire un lento innamoramento che dalle viscere più profonde comincia a salire come un’erba rampicante per arrivare a rapire gli occhi e la mente. Proseguendo in questo fantomatico tour guidato, è buona norma iniziare a salire di altitudine, lasciando alle spalle ( ancora per poco) l’urbana vista e cominciare ad assaporarne un’altra, meno densa di abitato ma molto più ricca di suggestione. A questo punto, il buio, che ormai avrà preso il sopravvento, paradossalmente accende il panorama quanto qualcosa dentro che è difficile spiegare: fermando l’auto ad una altezza sufficiente, miriadi di piccole luci iniziano a formare il ritratto del sottostante reticolo urbano, che perde ogni normale connotato per assumere una forma che non era possibile immaginare. Sembra che il mondo sia fermo ed immobile, mentre da questa visuale si riconoscono le macchine che si spostano come macchie brillantissime e le insegne dei locali si intravedono e si immaginano, in grado di accogliere la vita che pullula al di sotto, mentre chi osserva da lassù crede di essere, ormai, in un universo parallelo, in cui i grilli sono l’unica cosa in grado di squarciare un silenzio che fa quasi male, oltre al rumore delle foglie che vengono scosse da qualche refolo di vento.
Eppure, quando la luna è alta nel cielo, il buio più scuro non è quello di sempre, ma diventa una lampadina di poche watt di potenza che tiene accesa l’attenzione verso una visuale che non è possibile smettere di osservare, in un rapimento di sensi che diventa inesorabile. Attorno al punto di osservazione, la penombra poi rivela i filari di viti che sono in attesa di rivedere la luce che le farà continuare a crescere, mentre ora sono avvolte in un limbo di oscurità, ed eco lontane di giovanili divertimenti si fanno strada per rendere lo spettacolo malinconico quel tanto che basta per apprezzare ulteriormente una visuale che non smetterà mai di emozionare.
I profili delle dolci colline si stagliano formando un nero contorno: diventano quasi spettrali ed inquietanti, ma le fioche lucine che irrompono sottostanti tolgono qualsiasi paura o dubbio che qualsiasi elemento esterno tolga maestria ad un simile scenario. Certo l’amore e la giusta compagnia contribuiscono ad aumentarne fascino e magia, ma in certi momenti di solitudine o di silenzio forzato, diventano un angolo di notturno paradiso che nessuna metropoli mai potrà vincere in quanto a suggestione.
By Miss Raw http://miss-raw.blogspot.com