Improponibile. Stucchevole. Irritante. Se qualcuno pensava che il Manchester United avesse toccato già il punto più basso della stagione in una delle innumerevoli figuracce in Premier League, stasera si ricrederà. Ad Atene, contro l’Olympiakos (sì, l‘Olympiakos), finisce 2-0 per i greci dopo la peggior partita dei red devils, almeno a questi livelli, degli ultimi 20 anni. Così anche la qualificazione ai quarti di Champions League è compromessa. A Moyes restano tre mesi che saranno conditi da umiliazioni e sfottò variegati, oltre che dall’eccitante lotta per conquistare un posto nella prossima Europa League. Ah, meglio ricordarlo per i più disattenti: si parla della squadra campione d’Inghilterra in carica.
Meglio aggiungere disarmante nella lista degli aggettivi che meglio possono descrivere soprattutto i primi 45 minuti dei diavoli rossi (non è una battuta, si chiamano proprio così…). Peggio di una provinciale di serie A, lo United si arrocca non nella propria metà campo, piuttosto negli ultimi 30 metri a difesa della porta di De Gea. Rooney e Van Persie nemmeno corrono dietro il giro palla dei greci, quasi increduli di fronte allo “spettacolo” offerto dagli ospiti. E, ad ogni recupero palla, subito il tentativo di abbassare il ritmo; un atteggiamento tanto “stupido” quanto presuntuoso, quasi a voler dire “prima o poi vi colpiamo”. L‘Olympiakos qualcosa crea (bravo Vidic sul Chory Dominguez in apertura, Campbell è un furetto ma sembra tutto fumo niente arrosto, Perez si fa vedere con un bel sinistro dal limite), ma va in scena la più brutta mezz’ora nella storia degli ottavi di Champions. Persino l’indemoniato tifo greco è narcotizzato. Come spesso accade in queste situazioni, chi gioca col fuoco resta scottato: basta una conclusione innocua di Manolas dal limite, genialmente deviata da Dominguez, a regalare il vantaggio ai padroni di casa, avanti all’intervallo contro il “poderoso” (ah, ah, ah…) Manchester United.
Difficile immaginare cosa avrà pensato Moyes nell’intervallo, di fronte agli occhi sperduti dei suoi milionari e strapagati calciatori. C’è un elisir della gioventù per Ferdinand? Un raddrizza-piedi per Smalling? Una macchina che trasformi il “Quasimodo” Cleverley in Scholes. Qualche macchina tira-schiaffi in automatico a Valencia e Young, devastanti ali fino a 10 mesi fa e ora incapaci di far volare nemmeno un aquilone? Può darsi. Ma lo United dopo l’intervallo non cambia musica. L’Olympiakos, sempre più sbigottito, ne approfitta e raddoppia in apertura: Campbell fa secco Carrick con un tunnel (allegria…) e batte De Gea con un sinistro nell’angolino sul quale lo spagnolo si tuffa con la stessa voglia di un fachiro maldestro sui chiodi. Le mani tra i capelli degli inglesi sono tutta scena: probabilmente non vedono l’ora che DM torni nella plebe da dove proviene. Certo, l’ex tecnico dell’Everton ci mette del suo: Kagawa per Cleverley e Rooney a centrocampo è il malriuscito tentativo di emulare alcune alchimie tattiche di sir Alex, che Wayne lo spediva anche a fare il terzino. Welbeck ravviva un po’ la scena, Van Persie spreca l’unica opportunità per lo United (all’81′…) sparando alle stelle. Spiace per l’Olympiakos, che avrebbe meritato la copertina se di fronte avesse avuto anche solo un’imitazione del Manchester United. Ma stasera la ribalta è per la squadra più triste d’Europa. Quella che fino a dieci mesi fa era probabilmente la più odiata e invidiata d’Inghilterra.