Luciano era un uomo avvertito e viveva con estrema consapevolezza la sua situazione al confine tra diversi imperi umani e divini: così Peregrino, protagonista dell’opera in questione, viene presentato come un ciarlatano che sfrutta le credenze popolari per la sua brama di gloria (in greco filodoxìa), sino a scegliere una morte scenografica quanto insensata nel fuoco di fronte a un pubblico avido di spettacoli e di impossibili certezze. L’aspetto satirico ben calibrato assesta colpi alla vittima designata servendosi di una puntuale scienza umana che aveva avuto la sua prima compiuta interpretazione enciclopedica dal IV sec. a.C. nei Caratteri di Teofrasto, il successore di Aristotele.
Nel denigrare Peregrino con una vivacissima intelligenza che valorizza, più che riscattarle, le convenzioni del genere letterario, Luciano offre un affresco degli scenari che il sedicente filosofo monta e del suo pubblico di volta in volta diverso e pur sempre riconducibile a una matrice comune di variabili combinatorie. Luciano non è greco, padroneggia con magica prontezza una lingua e una cultura che non gli sono proprie mentre risente dei tratti della civiltà problematicamente tradizionalista dell’Impero romano: il cosiddetto cosmopolitismo di Luciano è la consapevolezza attiva e critica di una realtà smisurata al cui interno il saggio con mente vigile ritaglierà spazi, percorsi e punti di fuga.
Ad aiutare studenti e curiosi in una lettura così stimolante provvedono le note e l’ottima traduzione del testo (a fronte) che Andrea Barabino ha approntato mantenendosi fedele a un intento informativo di ottimo livello che ben si addice alla meritoria divulgazione degli autori classici. In questo senso, molto al di sopra delle mere necessità informative è la sezione biobibliografica, che può valere senz’altro come punto di partenza per ricerche di livello professionale o anche per più amene e dilettevoli letture personali.
Luciano di Samosata
La morte di Peregrino
Introduzione di Franco Montanari
A cura di Andrea Barabino
Mondadori (Classici Greci e Latini), Milano 2003
pp. XXV-54