RECENSIONE Forse il nome di questo libro “Francesca e Nunziata” vi ricorda qualcosa: in effetti ne è stato tratto un bel film omonimo del 2001 con Sophia Loren, Claudia Gerini, Giancarlo Giannini e Raoul Bova, diretto da Lina Wertmuller. Il film è ben fatto, curato, ma il libro è imperdibile. E’ una storia di uomini e donne che abbraccia un secolo della storia del nostro Paese ed è affrontata con rigore e sentimento. Le protagoniste della storia sono quattro: la fiera Francesca, la dolce orfanella Nunziata, l’Italia e la pasta. Le due donne sono personificazioni dei due volti della nazione: il primo deciso, che non abbassa mai la testa, soprattutto nelle difficoltà; il secondo generoso e sognatore. Rappresentano anche l’inesorabile scorrere del tempo e della Storia: Francesca, nonostante la sua caparbietà e la sua determinazione, come ogni essere umano, compie il ciclo della propria esistenza e la sua eredità creativa, di lavoratrice infaticabile, passa a Nunziata allo stesso modo in cui la “vecchia” Italia prima del Risorgimento lascia spazio alla nuova Italia unita e più moderna. Dal punto di vista strettamente cronologico Francesca vive la fase risorgimentale, mentre Nunziata è figlia della nazione unita e di quegli ideali, però vive la sua maturità al tempo del Fascismo.
Entrambe le protagoniste sono grandi lavoratrici; il loro unico pensiero è il lavoro, la fatica. Rappresentano, cosi, l’Italia che nasce e si sviluppa con le proprie forze, con coraggio e sacrificio. Sono loro due i pilastri della storia. Le figure maschili ruotano attorno a loro come satelliti intorno a due soli. Non hanno la determinazione delle due donne, non sopportano il peso delle situazioni. Talvolta sono solo capaci di combinare irrimediabili guai, come il marito di Francesca, impenitente libertino che rovinerà completamente la famiglia per inettitudine. Nunziata non è la vera figlia di Francesca. Rappresenta un voto che la donna aveva fatto alla Madonna:
“Quando sono venuta a prenderti all’orfanotrofio, per me eri soltanto un voto, una cosa che dovevo fare, una promessa da mantenere. Eri ‘na scaramanzia. Se ti trattavo bene, stavano bene i figli miei. Per tanti anni non ho mai avuto affetto per te, eri un’estranea. Poi quando te ne sei andata ti ho stimata…”
In queste poche parole ritroviamo l’anima della vicenda: Francesca ha già tanti figli, ma accoglie in casa Nunziata spinta da un dovere religioso. Sono, però, i suoi veri figli quelli che lei reputa “le frecce del suo arco”. Eppure quella bimbetta taciturna e servizievole è l’unica che mostra interesse per il pastificio di famiglia; l’unica capace di lavorare fin da piccola. Nunziata ama il mondo della pasta, lo sente suo fin da subito. Per una sorta di legge del contrappasso è lei a ricomprare e dirigere il pastificio e gli altri beni di Francesca, di quella donna che per lei non era mai stata madre e che l’aveva allontanata dalla famiglia quando aveva scoperto la sua gravidanza (probabilmente ad opera di uno dei suoi figli). Francesca alla fine si pente del suo gesto e scopre l’amore materno che prova per Nunziata, ma ormai è troppo tardi, il destino si è compiuto. Ora tocca a Nunziata vivere la sua vita.
“Francesca era nata su una di quelle alture della costa amalfitana dove la terra precipita e dirupa in un cielo capovolto che, nelle notti serene, le luci delle lampare fanno stellato. Il mare visto da lassù è irraggiungibile, in un pozzo di luce l’azzurra trasparenza, cosi lontana, sospesa e senza suoni, è irreale e segreta come una favola”.
L’Italia è “fatta” di pasta, non è solo cibo, è stile di vita, è cultura. E’ ciò per cui, ancora oggi, siamo famosi nel mondo. Maria Orsini Natale racconta in maniera stupenda le tecniche, i macchinari e i diversi tipi di pasta. E’ una storia dentro la storia. Come leggere il racconto delle nostre “origini culinarie”.
Dal punto di vista dello stile il romanzo si legge benissimo. L’autrice utilizza anche il dialetto napoletano per far vivere e caratterizzare a 360° i suoi personaggi. Alcune battute in napoletano sono memorabili, come la domanda “Che m’accocchia” che ha una storia simpaticissima alle spalle e di cui voglio lasciarvi la scoperta. Francesca e Nunziata è una dichiarazione d’amore verso una terra, un Paese e una cultura. Leggere questo libro vuol dire riscoprire le nostre origini e imparare quanto la Storia sia mutevole, complicata e imprevedibile.
La critica Il romanzo è stato apprezzato moltissimo dalla critica. Vi riporto i pareri più interessanti: “Splendide pagine ricche di colori, di profumi, di odori, l’apoteosi di un mondo scomparso” (Mirella Serri La Stampa)
“Un romanzo controcorrente, nella tradizione dei grandi affreschi risorgimentali alla Ippolito Nievo” (Giovanni Pacchiano-Epoca)
“Quanto a malincuore si giunge all’ultima riga di Francesca e Nunziata, “nu cunto” che si vorrebbe interminabile e che al tempo stesso si è felici di non veder procedere fino ai giorni nostri”. (Chiara Somajni Il Sole 24 Ore)
“…trattandosi di una saga familiare ambientata a Napoli tra l’Ottocento e il periodo fascista, si colloca nella linea che va da I Viceré a al Gattopardo, con un occhio anche a Mastro Don Gesualdo”. (Carmen Covito Donne)
Il film Molti di voi a
“Ambientata in un luogo tra i più belli d’Italia, la penisola sorrentina, la storia si basa sull’antica tradizione di quei mugnai che da semplici artigiani…si sono trasformati in piccoli imprenditori familiari. Tratta della pasta, dei segreti della sua fabbricazione…ma soprattutto tratta di Francesca, vissuta fin dall’infanzia in mezzo al lavoro della famiglia e destinata a diventare grande imprenditrice…Al suo fianco c’è un marito principe, bello elegante, signore, che l’ama moltissimo e che lei adora…Alla storia di Francesca e Giordano si intreccia quella di Nunziatina…Figli, matrimoni, morti, nascite, scandiscono i tempi di questa saga familiare che si svolge nelle sale della villa Montorsi…che alla fine di questa storia vivrà il primo segno struggente dell’ormai imminente decadenza di uno splendido regno di bellezza”.