Mi sono appassionata alla figura di Bonatti quando decisi di compilare la mia tesina per l'esame di giornalismo proprio sulla famosa "querelle" sorta dopo l'ascesa e la conquista della vetta del K2 (1954) tra lui, Compagnoni e Lacedelli. Mi sono letta i suoi (e quelli dei suoi compagni d'impresa) libri sulla vicenda, ho letto incredula di come Bonatti (con le attrezzature degli anni '50) sia potuto sopravvivere a una notte di bufera di neve all'addiaccio, a 8000 metri di altezza, nel niente più assoluto. Mi ha persuaso e convinta quando ha continuato a battersi perché anche il CAI riconoscesse la verità su quell'ascesa.
Un uomo tutto d'un pezzo, una figura che su di me - che amo la montagna, la sua grandezza e l'umiltà che ti impone - esercita anche oggi senso di rispetto e ammirazione. E di questi tempi non è poco.