Renato Guttuso nacque a Bagheria il giorno di Santo Stefano dl 1911 ma all'anagrafe per polemica ed esplicita volontà paterna, la sua nascita fu annunciata il 2 gennaio del 1912, giusto cento anni fa.
Ieri sera, sul tardi, RAI STORIA , un canale digitale fra i più interessanti e vero esempio di servizio pubblico a favore della Cultura e della Memoria (guai a snaturane l'attuale fisionomia!) ne ha ripercorso la carriera artistica con interviste e opere poco conosciute.
In questo omaggio alla sua figura d'artista di cultura e impegno sociale, attraverso la sua pittura espresionistica e realistica, ecco un omaggio al suo esordio simbolico-metafisico poco conosciuto.
Guttuso già giovanissimo capì che per crescere umanamente e artisticamente occorreva aprirsi al mondo, ai nuovi fermenti culturali e cambiare città. Ebbe così modo di confrontarsi e conoscere le personalità in vista del tempo; i primi lavori pittorici risentono così degli influssi ricavati dal Futurismo, dal Simbolismo e dalla Metafisica. Certo, per la sua origine e la sua natura restava, sempre comunque legata al colore espressionistico che nel tempo si preciserà sempre più carico di ideologia politica e di forza e denuncia sociale.
In pieno Fascismo Guttuso è chiamato alla Quadriennale di Roma con un olio intitolato Palinuro, simbolicamente metafisico, e proprio l'anno in cui la Qadriennale rifiutava invece di esporre il vero grnde metafisco, de Chirico.
Sempre negli anni giovanili del Fascismo, nonostante da studente l'artista avesse fatto parte, come quasi tutti gli studenti dll'epoca, del GUF, la sua ispirazione e vocazione pittorica andava prendendo le occasioni di una polemica con quadri come "La fucilazione" e "La fuga dall'Etna". Con la famosissima "Crocifissione" dei primi anni quaranta, la sua denuncia ormai è talmente manifesta, al punto che il quadro susciterà scandalo e la riprovazione da parte dei rappresentanti della Chiesa e del Regime.
(Antonio Miredi)
L'atmosfera dichiaratamente metafisica dell'opera ha qui la solitudine e la calura di una citttadina marina mediterranea.
In questo corpo di giovane morto naufrago nudo c'è il canto simbolico-mitico della classicità ammantata di richiamo alla bellezza dell'antica grecità cantata da Omero e poi ripresa da Virgilio
Palinuro er infatti il fedele nocchiero di Enea, "sacrificato" dalla volontà dei Numi per permettere al Principe troiano di giungere a destinazione. La modernità di una psicoanalisi divulgatrice e approssimativa ha "trasferito" il sacrificio di Palinuro, nella galleria dei tanti complessi d contemporanei. In questo caso il Complesso di Palinuro inteso come l'incapacità di finire un progetto o di arrivare a una conclusione proprio quando tutto sembra a portata di mano. Nel mito di Palinuro l'eroe naufraga proprio di fronte alla costa campana che ancora oggi porta il suo nome.
Il suggestivo Capo Palinuro
In questa "fuga" l'espressionismo realista dell'artista ha tutta la maturità e la forza vorticosa sociale di tante altre opere successive. Evidenti e nascosti ci sono anche citazioni al Futurismo di Boccioni e al Cubismo di Picaso.
Un martirio del Cristo ai giorni oggi. Lo stesso Guttuso dichiarò che in questo quadro vi aveava inserito tutti coloro che ancora subissconi "oltraggio, carcere, supplizio per le loro idee".
Il groviglio vorticoso dei corpi nudi, persino Maria appare nella sua umana drammaticità di corpo senza veli, i colori accesi, la denuncia di ogni violenza e sopraffazione, furono per la Chiesa e il Fascismo, seppure con diverse angolazioni e motivazioni, motivo di scandalo e vergogna.
Questa fucilazione fu ispirata dala vile e atroce fucilazione subita in Spagna dal dolce e grande poeta Garcia Lorca. Guttuso amò per tutta la via anche la forza della poesia che vedeva anche nel rosso acceso delle sue tante bandiere rosse del PCI in cui poi militò.
Dai "Sonetti dell'amore oscuro" di Lorca Sonetto del dolce lamento
"Tengo miedo a perder la maravillade tus ojos de estatua, y el acentoque de noche me pone en la mejillala solitaria rosa de tu aliento.
Tengo pena de ser en esta orillatronco sin ramas; y lo que màs sientoes no tener la flor, pulpa o arcilla,para el gusano de mi sufrimiento.
Si tù eres el tesoro oculto mìo,si eres mi cruz y mi dolor mojado,si soy el perro de tu señorìo, no me dejes perder lo que he ganadoy decora las aguas de tu rìocon hojas de mi otoño enajenado.
Temo di perdere la meravigliadei tuoi occhi di statua e la cadenza che di notte mi posa sulla guanciala rosa solitaria del tuo respiro.
Temo di essere lungo questa rivaun tronco spoglio, e quel che più m'accoraè non avere fiore, polpa, argillaper il verme di questa sofferenza.
Se sei tu il mio tesoro seppellito,la mia croce e il mio fradicio dolore,se io sono il cane e tu il padrone mio non farmi perdere ciò che ho raggiuntoe guarnisci le acque del tuo fiumecon foglie dell'autunno mio impazzito." (Traduzione di Claudio Rendina)
(Da risorsa YouTube ): documental Pra Habana..., filmado en febrero de 2009. Semana Cultural "Leoneses en La Habana", organizada por la Embajada de España. Más videos en http://www.amancioprada.com