Ombre di confine vol I - Il meänkieli.

Creato il 13 luglio 2011 da Cristinapatregnani @CristinaOChrome


L'uomo che morì come un salmone, di Mikael NiemiTitolo originale: Mannen som dog sm en lax (2006)Traduzione di  Laura CangemiEditore: Iperboreapp. 336, € 16,50

Il loukku è una rudimentale trappola per topi o piccoli animali, una sorta di scatola di legno costruita secondo delicati equilibri, all'interno della quale un bastoncino con all'estremità un po' di cibo, se mosso dalla bocca vogliosa di cibo dell'animale, fa crollare la parete superiore in modo da schiacciare la vittima. Nel Tornedal, remota regione nel nord della Svezia, pericolosamente confinante con la Finlandia, il loukku attende con le sue fauci spalancate la preda. Può attenderla per anni e anni, senza stancarsi. Solo che chi la trova, molto spesso, non è un topo. Si rischia di rimanere mutilati dalla troppa curiosità o dall'inesperienza; sono fatalità, errori, distrazioni. In questa terra di boschi e acque, gli abitanti dall'aria un po' intontita rispetto alla scattante Stoccolma, vivono portandosi dentro le cicatrici di ben altra mutilazione; uno strappo mal rimarginato, che ancora fa spurgare i resti di un passato represso: ai tornedaliani volevano strappare la lingua. Qui si parla il meänkieli, una lingua minore, tonda, gutturale, una spugna che ha assorbito le tracce della materna Finlandia. E' bastata la penna di un sovrano, un gesto deciso del polso, per mutilare una nazione; senza uccidere, per carità. Il taglio ha generato lo stesso effetto che avrebbe avuto su un lombrico: due parti, due storie, due vite indipendenti. Ed ecco da un lato la Finlandia e dall'altro il Tornedal, che è Svezia, ma mai fino in fondo. Gli svedesi non accettano questa lingua rozza, e cercano di porre rimedio soffocandola. I bambini, a scuola, vengono maltrattati, costretti ad imparare ed usare solo lo svedese, un intero popolo viene sottomesso ai voleri irrazionali di un'autorità lontana, che dal suo scranno, ritiene opportuno sottolineare che  un cervello con due lingue non può che essere confuso, deviato, quasi sacrilego: ah, la purezza e la rettitudine della mutilazione! Una sola lingua, un solo pensiero. Via tutto quel lessico inutile, quelle sfumature e quella doppiezza semantica. E così, i piccoli funzionari del regno, giorno dopo giorno, svolgono zelanti il loro compito (la storia, si sa, ha bisogno di tanti squallidi individui repressi per seguire il suo triste corso). Ma le mutilazioni, i tagli, hanno un difetto: si rimarginano lasciando un segno ben evidente, una cicatrice che, per quanto ci si sforzi, non si riesce a fare a meno di toccarla con le dita, di ripassare la sua forma, e ci sembra di non conoscerla mai abbastanza bene. Pajala è ora un paesino tranquillo che si trova proprio nel Tornedal, dove ormai il meänkieli ha ottenuto una legittimazione, nonostante parecchi abitanti abbiano 'svedesizzato' i propri cognomi. Quindi, non dovrebbero esserci problemi: e allora perchè il vecchio Martin Udde, prima maestro e poi doganiere, ormai alla fine della  vita, viene trovato nel suo letto ucciso con una fiocina, una di quelle che si usano per cacciare salmoni? E cosa sta bruciando a fuoco lento su una padella nella sua cucina? Per scoprirlo, arriva dalla capitale una poliziotta cittadina del mondo, figlia della globalizzazione pop e della cultura dell'immagine. Una Barbie emancipata che prende in mano la situazione con disgusto, ma che avrà molto di imparare, soprattutto su se stessa e sulle proprie origini. Imparerà che la morte di un uomo si porta dietro sempre il pezzo di storia, e che forse il destino di Martin Udde stava già scritto da qualche parte, in qualche stanza buia che nessuno ha mai avuto il coraggio di aprire. Certe cose, però, più che scritte stanno nell'aria, si tramandano di bocca in bocca, sono dette e sentite, ma non incise; proprio come le istruzioni del loukku, la trappola per topi, la fine del vecchio doganiere si è tramandata in un filo sottile di dna, ha strisciato di cellula in cellula, fino ad arrivare all'atto finale, al compimento del gesto estremo: lo schiocco di mandibole, la chiusura delle fauci, lo strappo della carne.


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