Per quel che riguarda un certo momento storico del lato fantastico del fumetto italiano De Angelis è uno che ne ha da raccontare, forse proprio per questo e per la sua capacità di mettere i disegnatori a proprio agio, Nizzi, sempre lui, scrive una storia dove un tocco di fantastico non manca, pur essendo ambientata nelle usuali lande texiane, nello specifico tra Tucson e Nogales, Arizona. A fare le spese delle scelte narrative dello sceneggiatore sono per lo più alcuni indiani della tribù dei Pimas sventrati da qualcuno, o da qualcosa, in maniera orribilmente innaturale. Mettiamo putacaso che da quelle parti si trovino a passare, sulle tracce di uno scomparso Dottor Stevens, quattro tizzoni d'inferno di nostra conoscenza, può mai essere che Tex, Carson, Kit Willer e Tiger non si facciano coinvolgere nella misteriosa faccenda?
Anche questa volta non siamo forse nel novero dei Texoni più memorabili in assoluto, rimane valido il detto che l'albo gigante di Tex è sempre un bello spettacolo, nella fattispecie è interessante vedere come De Angelis riesca a saltare dal futuro in cui calza ormai comodo fino al passato dell'ultimo ventennio del 1800 senza particolari traumi. In alcune espressioni e in alcune linee il suo Tex mi ha ricordato un poco quello di Ticci, il suo tratto risulta moderno, energico e capace di ben amalgamare il lato weird a quello puramente western di questa storia. Attento ai dettagli, è forse proprio al calar della notte e con l'aumentare delle inquietudini che il talento di De Angelis rende al meglio e meglio si sposa con le atmosfere della storia.
Questa commistione di generi in un bel bianco e nero gigante mi ha fatto pensare a quanto interessante potrebbe essere vedere un'iniziativa simile a quella proposta sulla collana Le Storie in questo formato, magari uno speciale ogni tanto in vece della scelta del colore, a mio avviso meno efficace. Più centimetri, meno colore, non sarebbe male come slogan, no?