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Omeopatia: "dati manipolati, ci sono i soliti interessi"

Creato il 27 aprile 2015 da Informasalus @informasalus
CATEGORIE: Omeopatia
Omeopatia:
"Quando nacquero la pratiche vaccinali, Kant in persona vi si scagliò contro. Ciò che succede con l'omeopatia oggi è lo stesso"

"Quando nacquero la pratiche vaccinali, Kant in persona vi si scagliò contro. Ciò che succede con l'omeopatia oggi è lo stesso". Il dottor Francesco Marino è il vicepresidente italiano della Fiamo (la federazione dei medici omeopati italiani) e rappresenta l’Italia nel consesso mondiale dei medici omeopati (Lmhi).
Marino, cosa pensa del rapporto australiano che paragona l'omeopatia ai placebo?
Sono dati manipolati. Già nel 2005 uscì un famigerato studio svizzero che pretendeva di mostrare l’implausibilità dell’omeopatia. Furono messi a confronto 110 studi clinici di omeopatia contro altrettanti di allopatia: “stranamente” gli autori decisero di scartare quasi tutti gli studi in cui l’omeopatia risultava più significativa per giungere alla conclusione che “l’efficacia dell’omeopatia è pari a quella del placebo”.
Quello studio, che ha stravolto le più elementari regola della ricerca, è stato sconfessato persino dalla comunità accademica eppure da 10 anni viene usato per invalidare questa pratica. Stesso discorso per il lavoro australiano:confezionato aprioristicamente in base a un pregiudizio allo scopo di disinformare i pazienti. Questa sorta di “terrorismo mediatico” però si sta rivelando un boomerang per i suoi committenti e una sorta di “vaccinazione” per i pazienti che hanno beneficiato dell’omeopatia: quanto più le si augura la morte, tanto più le si allunga la vita...
Ma cosa dicono in generale gli studi sull'omeopatia?
Dal 1950 al 2013 sono stati pubblicati 188 studi in doppio cieco (82 con esito positivo, solo 10 con esito negativo) e 7 metanalisi, il top della ricerca scientifica: sei hanno dato esito positivo, solo una (nel 2005) negativo. Se l’omeopatia fosse veramente un placebo si sarebbe estinta da tempo. Perché invece conquista sempre più consensi, soprattutto nei Paesi più avanzati? In Italia ci sono 15mila medici che la praticano e 10-12 milioni di pazienti che vi fanno ricorso (130 milioni solo in Europa). In India ci sono 215 ospedali, 7000 ambulatori, decine di centri di ricerca. Ospedali e ambulatori pubblici si contano anche in Europa. Tutti malati immaginari? Per valutare scientificamente l’efficacia di una disciplina non occorre dogmatismo ma onestà intellettuale e libertà di giudizio. L’omeopatia non sarà la panacea ma di certo può rappresentare una grande risorsa per l’umanità.
Perché allora se ne negherebbe l'efficacia?
Per i soliti “inconfessabili interessi”. Ogni anno l'industria farmaceutica elabora migliaia di molecole, solo poche decine diventano farmaci autorizzati, in un processo che richiede miliardi di dollari e tempi decennali. Con un giro d'affari simile, nessuno vorrebbe sentirsi dire che molti di quei farmaci non sono necessari o addirittura dannosi e tantomeno che potrebbe esistere un trattamento alternativo. Numerosi studi farmaco economici indicano che con l'omeopatia si potrebbe abbattere la spesa sanitaria nazionale tra il 30 e il 40%.
Ma come funziona l'omeopatia?
Si cura la persona nel suo insieme: come andare dal sarto per farsi confezionare un abito su misura piuttosto che andare in un negozio e comprarne uno pronto. Un paziente può arrivare per una cefalea ma avere anche allergie, colite, problemi emozionali. Lo squilibrio è complessivo e come tale va trattato: può nascere da diversi fattori di inquinamento, stili e qualità di vita. L’omeopata deve individuare queste contraddizioni e curarle con i medicinali giusti: serve tempo e perizia.
Come lavorano i medici omeopati?
Si richiede in primis notevole esperienza e conoscenza della scienza medica, e in secundis della metodologia omeopatica. Purtroppo questo mondo è messo in difficoltà da interessi industriali, tanto della medicina allopatica, quanto di società che hanno deciso di fare anche dell'omeopatia un business. Noi medici omeopati non possiamo permetterci la pubblicità ma andiamo avanti con il nostro lavoro.



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