Passo secondo Google Maps: 45 minuti
Passo alla veneziana: 35 minuti
Km da percorrere: 0,4 km
Ci avreste mai pensato ad un itinerario noir a Venezia? Con storie di ladri e assassini che, ai tempi della Serenissima, si aggiravano per le calli veneziane, proprio le stesse calli che qualsiasi turista si ferma a fotografare o che percorriamo per andare, anche semplicemente, a fare la spesa.
L’itinerario, questa volta, non è farina del mio sacco, ma di qualcuno che ne sa giusto un pochino più della sottoscritta: Davide Busato, scrittore e ricercatore storico, nonché amico e compagno di merende a base di curiosità veneziane e giri a bacari, e che ho il piacere di inserire nella rubrica di questo blog sugli itinerari a piedi #iocammino.
PRIMA TAPPA
Il punto di partenza è Campo San Giacomo di Rialto, che noi veneziani chiamiamo San Giacometo, davanti alla statua del Gobbo di Rialto. Questo personaggio in ginocchio, che regge sulla schiena una scala, era il luogo dove venivano annunciate le condanne a morte, una Pietra del Bando, dove non solo venivano bandite le leggi ma venivano anche fatti annunci riguardo le prossime partenze commerciali e le taglie sui ricercati. La statua però era anche il punto di arrivo di un percorso poco piacevole, ma per spiegarvelo cito direttamente dall’articolo di Davide:
Secondo la cronaca Barba presente nella biblioteca Marciana (Classe VII, Cod. 66 della Marciana) si afferma che: «Jera costume in Venetia che, quando era terminato un per ladro, over per altro, ad esser frustado da S. Marco a Rialto, li malfatori, come erano in Rialto, andavano a basar il Gobbo di pietra viva che tien la scala che ascende alla colonna delle grida; fu terminado che più questi tali non andassero a far tale effetto, et però fu posto in la colonna sopra il canton, sotto il pergolo grando in Rialto, una pietra con una croce, et uno S. Marco di sopra, aciò li frustadi vadano de cetero a basar la d. +, et fu posta a dì 13 marzo 1545».
Se i tronchi di colonna avevano la funzione quindi di aprire il rituale con la dichiarazione della pena, i pilastri detti “acritani” e il capitello a Santa Croce, rappresentavano l’inizio vero e proprio del calvario per il condannato a morte.
SECONDA TAPPA
Proprio in uno degli edifici che si trovano in questo campo, c’è la casa che un tempo era quella di una certa Maria Teresa Alberti, una donna non più giovanissima, infatuatasi del proprio giovane farmacista, suo futuro carnefice. Domenico Rossi, il nostro assassino, ne divenne l’amante e, con la scusa di portarle delle polveri che le avrebbero alleviato i dolori, veniva ricevuto da lei, in casa sua, anche all’1 di notte. Dopo diverse sere, Domenico si decise a colpirla, mentre dormiva, con 4 o 5 colpi inferti con il mortaio da farmacista con cui preparava le polveri, poi le squarciò la gola con un temperino, non contento, con la spada la trapassò dalle viscere fino al collo e, per concludere in bellezza, la finì con un altro colpo di mortaio all’altezza dell’osso sacro. Domenico Rossi, dopo neanche un mese di indagini, fu arrestato e giustiziato.
Per approfondire: Anno 1720: l’assassino della farmacia
TERZA TAPPA
Altra calle, altro assassinio. Ci si sposta di poco, fino a raggiungere Calle del Volto, scena del crimine dell’assassinio di Antonia Lazari, vedova di circa sessant’anni, di buona famiglia e che viveva in Campo san Boldo, nel Sestiere di San Polo, ed era solita portare i propri vestiti o tessuti, dalla moglie del sarto Zan Maria Millevoi. Anche qui il motivo dell’omicidio è il denaro, la signora, recatasi come d’abitudine dal sarto, finì per ritrovarsi con 5 coltellate, di cui 3 mortali, e, una volta morta, ad essere nascosta sotto il pagliericcio del letto della casa di Millevoi.
Il sarto pensava di averla fatta franca, ma a distanza di mesi fu ritrovato dai cacciatori di taglie a Roma e riportato a Venezia per essere giustiziato il mese dopo tra le colonne di San Marco.
Per approfondire: Scena del crimine – La calle del Volto a Venezia
QUARTA TAPPA
La storia questa volta coinvolge una vedova, Caterina Nogrisich, che si trovava in Campo San Luca, quando fu avvicinata da un uomo in maschera: Daniel Lanza, professore di francese che si dilettava anche nell’arte del furto. Il persuasivo Daniel convinse la donna a seguirlo all’Osteria del Sol, probabilmente per una serata di bagordi poco casti, ma il professore aveva sì intenzione di divertirsi, ma a modo suo. La imbavagliò, la legò e la stuprò, oltre a rubarle tutti i soldi. Fu l’oste che, non vedendola scendere la mattina dopo, una volta salito nella stanza, la trovò in stati pietosi, ma fortunatamente ancora viva.
Daniel Lanza fu uno stupratore seriale che terrorizzò le calli veneziane per ben un anno e mezzo, le sue vittime venivano torturate con un coltello, spesso e volentieri, ma mai uccise. Sfortuna o fortuna volle, dipende un po’ dai punti di vista, che non fu mai arrestato.
L’ITINERARIO CON DAVIDE
Approfitto di questo spazio per invitarvi a partecipare all’itinerario gratuito che Davide terrà il 4 e l’11 febbraio a Venezia e a cui sarò presente anche io. Il punto di ritrovo è San Giacometo di Rialto, come detto all’inizio, per poi finire (con chi ne ha piacere) con uno spritz in compagnia!
Il tour dura circa 45 minuti, ma credetemi quando vi dico che Davide sa il fatto suo e la noia non è qualcosa da mettere in conto, soprattutto per la serie di dettagli che andrà ad aggiungere durante il racconto e il materiale fotografico, risalente all’epoca, che porterà da mostrare.
Se poi siete appassionati di lettura Noir, Davide ha anche scritto due libri nei quali racconta vari delitti veneziani ai tempi della Serenissima, che ha scoperto e studiato durante le sue ricerche: Venezia Criminale e I Serial Killer della Serenissima.
Per iscriversi al tour basta inserire il nominativo nel modulo sottostante