La giuria ha impiegato 9 ore a trovare un accordo, dopo sei settimane di processo e 49 testimoniane.
David Walgren, avvocato dell’accusa, durante l’arringa conclusiva ha sottolineato la chiarezza e l’inelutabilità delle prove presentate . Murray ha agito in maniera negligente, amministrando al cantante un farmaco che è un anestetico chirurgico e che dovrebbe essere somministrato solo in ospedale. Comportamento questo che va al di là dell’ etica e della professionalità.
Ed Chernoff, avvocato difensore, ha sostenuto che il vero responsabile è invece lo stesso Jackson e non Murray; a suo dire sarebbe stato la pop star a iniettarsi il Propofol. A sostegno della tesi difensiva il dott. Paul White, esperto di medicina anestetica, ha dichiarato che Jackson potrebbe avere afferrato una siringa ed aver iniettato il Propofol nella flebo che era già collegata alle sue vene,senza rendersi conto della pericolosità di quanto stava facendo.
Un caso che rimane comunque di difficile lettura.
Momenti di alta commozione sono state le immagini del corpo nudo e magrissimo di Jackson sul tavolo dell’obitorio, prima dell’autopsia, e la sua voce impastata, registrata sul telefono dello stesso dottor Murray.
Il medico 58enne rischia ora una condanna fino a 4 anni di carcere. «Lo spirito di Michael sarà con noi in aula», ha dichiarato La Toya Jackson, sorella del cantante, pochi minuti prima della lettura della sentenza.