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Omicidio Melania Rea: Salvatore Parolisi condannato a 30 anni – Ipotesi investigative non ancora considerate

Creato il 01 ottobre 2013 da Alessiamalachiti @amalachiti

Melania Rea è stata brutalmente assassinata con trentacinque coltellate, ma non è morta immediatamente: il suo assassino l’ha lasciata agonizzare per chissà quanto tempo. Il medico legale non registrò la temperatura corporea, pertanto non è stato possibile stabilire l’ora esatta del decesso. La giovane mamma e moglie abruzzese si è spenta lasciando dietro di sè innumerevoli dubbi su quanto le fosse realmente accaduto.

Una telefonata, da parte di un anonimo, allertò le autorità sulla presenza di un cadavere, ma non fornì dettagli sulla sua identità: per quale ragione? Ma soprattutto, perchè Salvatore Parolisi, il marito infedele di Melania Rea, avrebbe dovuto toglierle la vita in modo così atroce?

Le domande sono tante, troppe. Un’unica certezza: il coniuge della donna viene condannato a trent’anni di reclusione poichè riconosciuto colpevole dalla Corte d’appello. Ciò nonostante, l’opinione pubblica resta dubbiosa sulla pena inflitta. La difesa aveva richiesto ulteriori analisi, ma per i giudici della Corte d’Assise de L’Aquila, non è necessario effettuare nuovi esami.

Eppure, trentacinque coltellate, si infliggono per rabbia o gelosia. L’omicidio di Melania Rea ha tutti i presupposti per essere classificato come un delitto “non solo” passionale. Salvatore Parolisi non avrebbe avuto motivo di infierire sul corpo della moglie in quel modo, qualora risultasse veritiera l’ipotesi di un “semplice” rifiuto di tipo sessuale. L’uomo, avrebbe potuto agìre con quelle modalità qualora si fossero presentati i presupposti per innescare nella sua mente una reazione impetuosa dettata da una rabbia profonda.

La donna si è forse sfilata l’anello di fidanzamento prima di essere accoltellata dall’omicida. Perchè, poi, il suo cellulare venne acceso per qualche istante? Forse, collocando una donna sul luogo del delitto, potrebbero giungere nuove risposte. Sulla scena del crimine, infatti, sono stati rinvenuti due brillantini di tipo “glitter” e delle perline, che non sembrano appartenere alla vittima.

L’IPOTESI DELLA GELOSIA

Una delle ipotesi che non è stata presa in considerazione, è che Melania Rea possa essere stata attirata sul luogo del delitto con l’inganno, forse da una delle donne che nutriva interesse per l’ex caporalmaggiore. Se Melania Rea si fosse dunque sfilata l’anello a seguito delle rivelazioni di una donna, potrebbe poi aver impugnato il telefono cellulare per chiamare proprio Salvatore Parolisi e chiedere spiegazioni. A quel punto, l’omicida, potrebbe aver agìto d’impeto, scagliando su Melania Rea la sua rabbia, forse, per non far sapere al caporalmaggiore che determinate rivelazioni erano avvenute.

L’IPOTESI DEL “DISCORSO DA SEPARAZIONE”

O ancora, Salvatore Parolisi sarebbe stato presente sul luogo del delitto, insieme ad una donna. Dopo aver rivelato a Melania Rea un’eventuale relazione in corso, la discussione si sarebbe trasformata in una lite ed, infine, in omicidio. Prima del litigio, la vittima potrebbe essersi sfilata l’anello ed aver acceso il cellulare per qualche istante, con l’intento di avvertire qualcuno, magari per chiedere ad un familiare o ad un amico di essere portata via, a seguito di quanto appena scoperto. In quel momento, potrebbero essere state inflitte le prime coltellate, da Salvatore Parolisi, il quale, avrebbe temuto non solo per la propria reputazione, ma anche per questioni economiche legate alla separazione. Forse, l’uomo e la donna, hanno attratto la vittima con il fine di giungere ad un accordo “pacifico” sul piano economico, ma Melania Rea avrebbe rifiutato i compromessi. Certo è che, qualora fosse andata così, le coltellate potrebbero essere state inflitte sia dal marito, che dalla donna.

L’IPOTESI DEL PEDINAMENTO

E se Melania Rea avesse seguito il marito durante uno dei suoi incontri amorosi clandestini? La vittima avrebbe raggiunto il luogo in cui è stata uccisa, per accertarsi di non essere tradita dall’uomo. Cogliendolo sul fatto, Melania Rea potrebbe essersi sfilata l’anello per rabbia. A quel punto, potrebbe aver acceso per qualche istante il suo telefono cellulare, precedentemente spento per non farsi scoprire da Salvatore Parolisi. L’accensione potrebbe essere attribuita all’intento di scattare una fotografia, piuttosto che all’intenzione di chiamare qualcuno. L’ex caporalmaggiore, potrebbe dunque aver notato la moglie e l’avrebbe colpita in preda all’impeto. Dunque, le numerose coltellate sarebbero state state inflitte per “rabbia da colpevolizzazione”. Salvatore Parolisi, avrebbe infierito sul corpo della donna con rabbia nei suoi confronti, innescando il pensiero: “Perchè mi hai costretto a farlo?”.
La donna presente, insieme all’ex caporalmaggiore, potrebbe aver avuto un ruolo passivo nell’omicidio ed aver scelto di non raccontare quanto vide quel giorno.

LA TELEFONATA DEL “CERCATORE DI FUNGHI”
Forse, fu un cercatore di funghi ad allertare le autorità quel giorno. L’uomo potrebbe aver assistito all’omicidio, per una pura coincidenza. Oppure, sarebbe stato messo “in gioco” dall’omicida per deviare le tempistiche legate all’orario della morte di Melania Rea.

Si specifica che tali ipotesi vengono avanzate come possibilità non ancora vagliate dagli inquirenti, oppure prese in considerazione, ma non rese note alla stampa e scartate per mancanza di riscontri. L’amante di Salvatore Parolisi, risulta avere un alibi di ferro per il giorno del delitto, si trovava infatti in Caserma a Lecce: in nessuna delle ipotesi proposte, si fa riferimento a Ludovica P. Il marito di Melania Rea, però, potrebbe aver avuto altre compagne parallelamente, o ancora, incontri occasionali.


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