Speriamo che un messaggio analogo giunga al congresso di Arcigay, da parte di qualche vescovo, magari con l’annuncio della decisione da parte di Benedetto XVI della cancellazione dal Catechismo della Chiesa cattolica del termine “omosessualità”, e segnatamente degli articoli 2357, 2358 e 2359, dove si ha il piacere di leggere: “Appoggiandosi alla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati… In nessun caso possono essere approvati (2357). “Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali innate… costoro… devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza” (2358)”. Quanta generosità e gentilezza! E al 2359: “Le persone omosessuali sono chiamate alla castità”. Castità che non sarebbe quella degli sposi, né dei fidanzati, ma quella, tanto per fare un esempio, delle monache: nessun rapporto con la persona amata. La cosa divertente è che si legge anche: “A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione” (2358). Più di così?
Featured image, foto del letterato ungherese Karl-Maria Kertbeny (1824-1882) che creò il termine “omosessualità”.
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