On my bookshelf: Una città o l’altra (Neither here Nor there)

Creato il 08 luglio 2015 da Nebbiadilondra @nebbiadilondra

Ci sono libri che si leggono e altri che si rileggono periodicamente per varie ragioni – sono capolavori, sono classici (ho realizzato che sento il bisigno fisico di leggere Jane Austen e in particolare Pride and Prejudice circa ogni due anni…) o semplicemente hanno quel feel good factor che ti fa sentire bene. Neither here Nor there (da noi tradotto come Una città o l’altra) è uno di quelli: la versione cartacea quello che per me è Pane e Tulipani.  Qui Bill Bryson racconta le sue esperienze durante un viaggio durato quattro mesi nel “vecchio continente” nel 1991 – dall’estremo nord della Norvegia alla Turchia. È divertentissimo (il libro dico, ma anche Bryson…), e mi scopro sempre a ridacchiare da sola – cosa che in genere mi capita quando leggo i libri del nostro Beppe Severgnini (o il blog di Guido Sperandio).

Ho scoperto Bill Bryson un giorno per caso durante una delle mie quotidiane (allora lavoravo nei dintorni…) visite alla Feltrinelli di Piazza di Porta Ravegnana a Bologna. Era il 1996 e mi capitò tra le mani America Perduta (The Lost Continent). Lessi le prime dieci righe e decisi in quel momento che se mai avessi cominciato a scrivere volevo farlo come lui.
Americano trapiantato in Gran Bretagna, Bryson (oltre ad essere il mio idolo letterario) è giornalista e scrittore, autore di libri sulla storia della lingua inglese e americana, di scienza e -soprattutto- di divertentissimi libri di viaggio ora (finalmente tutti tradotti in italiano) in cui la capacità di prendere in giro (e prendersi in giro) va di pari passo con una serie di gustosissimi aneddoti che mi riempiono di ammirazione. Che non è da tutti la capacità di vedere il lato divertente delle cose, sopratutto al giorno d’oggi dove tutti si prendono tremendamente sul serio.  Da quel momento i libri di Bryson mi hanno chiamato così forte che in questi anni ho letto tutto quello che ha scritto. Che io sono così. I libri mi devono chiamare perché io li possa leggere. Non sono mai stata capace di leggere qualcosa perché di moda. O perché fa discutere. Credo di essere una delle poche persone in Italia a non aver mai letto Gomorra di Roberto Saviano. E non ne vado fiera. Ma fino ad ora non mi ha chiamato abbastanza forte. Lo farà a suo tempo, ne sono sicura.  I libri importanti lo fanno sempre.

Inutile dire che quando anni fa è venuto al Museo per presentare il suo nuovo libro At Home: A Short History of Private Life (interessante storia sociale sul perché e il percome le case ‘moderne’ sono fatte e disposte come sono), mi sono precipitata che volevo verificare se anche di persona era così divertente e interessante come appare dai suoi libri. Lo era. Mi sono fatta autografare la mia malconcia copia di The Mother Tongue sulle origini e la storia della lingua inglese, comprata a Victoria Station nel 1999 e piena di sottolineature e note scribacchiate a bordo pagina in vari colori di biro quando stavo cercando di imparare, o meglio, dare un senso all’inglese. Anzi è stato il primo libro che ho letto interamente in inglese. E tutto sommato devo dire che ha funzionato…

Bill Bryson


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