On the bookshelf – Azzurro Tenebra – Giovanni Arpino

Da Iomemestessa

E con questo post, che partecipa, dopo una lunga pausa, al venerdì del libro di Homemademamma, si chiude idealmente la mia storia mondiale.

Torniamo all’inizio. A quel 1974 che mi vide ancora embrione, e chi voglia trovarvi similitudini con la poca Italia che abbiamo visto in questo inizio di Mondiale (e che se fosse riuscita a proseguire sarebbe andata incontro a ben più devastanti rappresentazioni), si accomodi.

Corre l’anno 1974, e in Germania giunge la spedizione che dovrebbe rinverdire i fasti di Messico ’70. Gli eroi di quell’Italia-Germania 4-3 che son diventati un simbolo collettivo.

Quella spedizione sarà invece un disastro. sconfitti da Polonia e Argentina, dopo aver stentatamente vinto all’esordio su Haiti (ricorda qualcosa?) torniamo a casa.

Ma il libro narra qualcosa di più, E’ la cronaca di una sconfitta annunciata, di una squadra composta da atleti ormai giunti sul viale del tramonto, viziati e privi di nerbo, che cedono, nel confronto, ad avversari a loro superiori soprattutto dal punto di vista dell’entusiamo e della motivazione (e anche qui, ricorda qualcosa?)

Sullo sfondo, il calcio totale di una delle squadre più forti, e meno vincenti (perchè la dea Eupalla, largamente nominata nel libro dal Grangiuan, è una dea capricciosa), di sempre.

Con pochi tocchi, Arpino tratteggia le psicologie di calciatori, allenatori e giornalisti. Ed ecco sfilare, in questo teatrino, San Dino (Zoff), Tarcisio La Roccia (Burgnich), il Baffo (Mazzola), Fabio il geometra (Capello), il Bomber (Gigi Riva) e il Golden Boy (Rivera). C’è Giacinto (Facchetti), il puro che fa da contraltare al resto della truppa. Ci sono i giornalisti di complemento (le Jene e le BelleGioie) e fra loro il Grangiuan (Gianni Brera) e Arp (alter-ego dello stesso Arpino). E poi lo Zio (Valcareggi) e il Vecio (Bearzot), l’unico altro personaggio del libro ad essere positivo a tutto tondo.

Ed è proprio in bocca al Vecio che Arpino metterà l’epitaffio di quella compagine ‘più attori che uomini’.