On the Road

Creato il 21 giugno 2013 da Mrs Garrick

Venerdí - VIAGGI. Le lettere e i giorni (odio_via_col_vento)

Qualche tempo fa un amico olandese mi ha scritto un lunghissimo e-mail. Era tornato da poco dall’Africa ed era ancora profondamente scosso. Normale: il viaggio di ritorno dall’infinita immensità di quegli spazi alla normalità del nostro quotidiano può avere la violenza di un brusco risveglio. Certo questi questi sono stati i sentimenti che ho provato al mio ritorno dal Perù. Un mese trascorso a viaggiare con le mie due amiche del cuore, zaino sulle spalle e pochi soldi in tasca, usando i mezzi di trasporto dei piu' poveri e incontrando altri viaggiatori come noi. Un mese trascorso mangiando quando avevamo fame, dormendo quando avevamo sonno, lavandoci quando potevamo (soprattutto durante i 4gg dell'Inka Trail...): il senso di libertà dello zaino era semplicemente incredibile. Per me, che avevo sempre fatto la turista (quella che parte con la valgia strapiena per un week-end a Rimini), il viaggiare in quel modo, con gli occhi e le orecchie aperte, per non parlare degli altri tre sensi - gusto, tatto e odorato- fu una rivelazione. Ma il ritorno fu traumatico. Difficile richiudere la finestra quando si e' visto il cielo. E tutto ciò che apparteneva alla cosiddetta “società civilizzata” sembrava all'improvviso così  frivolo, così superficiale, così  privo di senso. E mi ci volle molto tempo per riabituarmi. Riabituarmi al dovermi dipingere la faccia con i colori di guerra del make-up per evitare che le conoscenze del vicinato mi credessero malata, agli orari scanditi dai ritmi della famiglia e dal lavoro. Riabituarmi alla claustrofobia dello spazio occidentale. Alle case ammassate, alla folla stipata sui mezzi e nelle strade come sardine in una scatola troppo stretta.E ancora adesso, nonostante siano trascorsi quasi vent'anni (VENT'ANNI!!) da quel magnifico viaggio, ci sono momenti in cui sento di non avere nulla da spartire con una vita che pare un’interminabile gara di velocità; momenti in cui vorrei urlare di fermare tutto e farmi scendere. Se questo significa essere adulti, allora grazie-tante-non-mi-interessa.
Non ho viaggiato abbastanza, non tanto quanto avrei voluto. Ma ho sempre cercato di farlo con l’animo curioso di Bruce Chatwin, che ogni tanto fa bene farsi delle domande e chiedersi 'What am I doing here?'. Che viaggiare ti apre la mente perchè relativizza il nostro egocentrico essere. Perchè come dice Jack Kerouac in Satori a Parigi 'comunque tu viaggi, che ti diverta oppure sia costretto ad abbreviare il tuo giro, impari sempre qualcosa e impari a cambiare la tua opinione.' Mitico Kerouac...


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