C. Magris, da "Tra i cinesi che sognano Ulisse"
Alla ricerca di una definizione di "viaggio", trovo in questa di Magris la perfezione del concetto. Non siamo probabilmente nuovi a questa visione della vita stessa come viaggio. Un viaggio permanente il vivere, nel quale percorriamo strade, ci amalgamiamo con il nostro simile, cerchiamo sempre nuovi obiettivi. Sono consapevole che non tutti siamo così, e di fatto stento a capire come si possa stare sempre fermi, non desiderare vedere, sperimentare, modificare, credere che gli scenari non smettono mai di essere nuovi, per chi sa vederli con occhi sempre nuovi.
Se pensiamo al viaggio esclusivamente come a un'esperienza da fare nello spazio vuoto delle nostre mansioni consuete, qualcosa di "leggero", senza pensieri e senza impegno, mentre passivi guardiamo e ci lasciamo portare, allora ben poco si comprende del valore di questa esperienza. Il viaggio è una ricerca, una fonte cui attingere a piene mani, una fonte generosa verso cui dovremmo andare ogni volta che è possibile.
Vorrei essere una viaggiatrice più assidua, lo sarei se le mie finanze me lo permettessero. Però ogni qual volta che è stato possibile, mi sono gettata a capofitto nel massimo cui potessi aspirare. Ho viaggiato attraverso gli Stati Uniti per esempio, diversi anni orsono, e ancora oggi torno con la memoria ai momenti unici che un'esperienza del genere sa offrire, cosciente che l'arricchimento che ne è derivato è indiscutibile. Ho visto il sud della Francia, le cose tanto simili alle nostre, ma vissute e rispettate in modo totalmente differente. Ho visto Barcellona, assaggiando un pezzetto di Spagna. E in Italia ho viaggiato in lungo e in largo, spaziando fra le diverse Italie che siamo, imparando ciò che i libri di storia non possono insegnarti, affinando un senso critico che aiuta a rifiutare ogni facile campanilismo per scegliere invece l'osservazione puntuale e sincera sulle cose.
Charles Baudelaire