On the road con i bambini: strategie, alimentazione e jet-lag

Da Mammabook

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Cominciamo da loro, i miei figli, che come sempre riescono a stupirmi in positivo quando temo il peggio (e a volte in negativo quando mi aspetto il meglio, diciamolo!). Il viaggio on the road da Houston a Los Angeles e ritorno è stato meno stressante del previsto, e un po’ lo devo al carattere dei miei piccoletti – altrimenti non avrei nemmeno fatto due bambini in tre anni, come dico sempre – un po’ al fatto che probabilmente anche loro erano contenti di avere tanto da vedere e da fare, e soprattutto di avere il loro papà a completa disposizione.
Ho fatto qualche foto alle cose che mi sono portata dietro per tenere i bimbi impegnati, e spero che qualche idea vi possa essere utile. In aggiunta a questi oggetti, devo ammettere che gli schermi in aereo e nella macchina a noleggio nei momenti di disperazione si sono rivelati provvidenziali. Negli alberghi abbiamo dormito quasi sempre in quattro in una stanza, ma i bambini erano così stanchi la sera che non è stato affatto un problema (come invece temevo). Per dormire meglio abbiamo comprato sul posto una culla portatile per la bimba di un anno e mezzo, in modo che avesse almeno sempre lo stesso lettino, e una luce per mio figlio di tre anni, che ha deciso proprio in vacanza di farsi venire paura del buio…
Nei mesi precedenti alla partenza ho raccolto un po’ di regalini da incartare e tirare fuori nei momenti di disperazione che sono durati non solo per le dieci ore del viaggio d’andata, ma anche per tutta la prima settimana. Credetemi, ho comprato poco: per lo più si tratta di piccoli gadget messi da parte, giocattolini spariti da anni, e qualcosa fatto da me. Li ho incartati in carta di giornale e contrassegnati con le iniziali dei bambini – e visto che non ho scritto questo post prima di partire ora sono anche in grado di raccontarvi com’è andata! Alcuni oggetti li conoscete, come il gioco del ricamo, che a mio figlio è piaciuto molto. Poi purtroppo ha pensato di trasformarlo in lazzo e metà dell’orecchio del topolino è andata a farsi benedire. Conoscete già anche lo zainetto di mia figlia, e i mostri della buonanotte, che mi sono scordata di fotografare. Prima di partire ho cucito anche dei portaocchiali – visto come li trattano per ora mi limito a comprare occhiali da sole economici, che arrivano senza confezione – ne ho fatti di due tipi e vi posterò il tutorial nelle settimane a venire. Il portafogli del piccolo, con tanto di banconota da un dollaro, è andato smarrito il primo giorno. Mi è dispiaciuto perché mi piaceva molto, e mi è dispiaciuto ancora di più perché qualche imbecille il quarto giorno di vacanza ha chiamato il numero di papà alle quattro del mattino - senza rispondere - e ci ha buttati giù dal letto. E mi è dispiaciuto maggiormente perché la mattina precedente un altro imbecille aveva chiamato l’albergo cercando un certo Steve alle cinque, e io ero talmente stanca che invece di mandarcelo ho perfino risposto educatamente che aveva sbagliato numero… già, ci ho messo una settimana a recuperare il mio jet-lag con questa sfortuna! Almeno il portafogli è legato anche a un bel ricordo: mio figlio visto che aveva soldi voleva offrirci la colazione… Alcuni giochi i bambini non li hanno capiti: mia figlia non ha apprezzato gli sticker, mio figlio il quadernino da riempire. La boutonnière a forma di mostro che vedete nella foton qua sotto io l’ho sempre adorata e i bambini mai, e anche questa volta è stata messa subito da parte. Peccato. Scusate per la pessima foto ma ho dovuto tenere tutto nascosto e scattare le fotografie di sera... Altri giocattoli li abbiamo comprati strada facendo, ovviamente. Per il viaggio di ritorno mi sono procurata solo dei libri, contando sul fatto che viaggiando di notte i bambini avrebbero soprattutto dormito (e mio figlio per un paio d’ore l’ha fatto direttamente sul pavimento dell’aereo… è caduto dal sedile mentre dormiva senza svegliarsi!). Per mio figlio ho trovato un busy book, un libro di Cars con tanto di modellini e piste annesse che lo ha incredibilmente tenuto impegnato per tutte le ore che abbiamo passato in aeroporto aspettando il nostro volo. A mia figlia invece piace girare intorno alle colonne, quindi bene o male si è tenuta impegnata da sola… anche se certo non ho potuto mettermi a leggere tranquilla! Ma tanto io appartengo a quella categoria di genitori cui al parco giochi non è concesso di star seduti tranquilli a chiaccherare. Mi chiedo sempre gli altri come fanno…

Foto scattate con il telefono... la macchina fotografica era già in valigia!


Per spostarci in macchina abbiamo cercato di assecondare i ritmi dei bambini, viaggiando durante i loro pisolini, e fermandoci a passeggiare e giocare di tanto in tanto. Abbiamo scelto di visitare cose interessanti anche per loro, come il Museo di storia naturale di Las Vegas (decisamente per bambini) e lo zoo di San Diego, e, come prevedibile, abbiamo lasciato perdere spettacoli e uscite in notturna. Per goderci le luci di Las Vegas abbiamo optato per una cena ritardataria… Dal punto di vista dell’alimentazione, vi dirò che sono rimasta abbastanza piacevolmente sorpresa. In viaggio abbiamo pranzato spesso nelle numerose (e belle) aree di sosta lungo la strada. In tutti i supermercati è facile trovare vassoi di verdura e frutta già pulita e tagliata, e volendo anche dei pranzi al sacco per bambini già pronti. Con aggiunta di cracker, banane e acqua, siamo riusciti a tenerci leggeri e a goderci panorama e sole. Tutti i locali sono estremamente kids-friendly: non solo è scontato trovare dei seggioloni, ma tutti i ristoranti hanno pronti menù con giochi e pastelli per intrattenere i bambini. Quello che mi è piaciuto di più è stato Red Robin: sul menù per i piccoli c’era la foto di tutti i piatti, così è stato facile per i bambini scegliere anche se non sanno leggere, e poi (finalmente) l’opzione patatine fritte non era assolutamente contemplata nei contorni. Certo, l’America non è affatto la patria del mangiare sano, ma rischio di dilungarmi troppo… magari ne parliamo più avanti?

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La cattiva notizia è che purtroppo da domenica scorsa i bambini stanno ancora smaltendo il jet-lag, che mi avevano detto sarebbe stato più facile da gestire al ritorno, invece non è andata affatto così. Mentre all’andata bene o male ci siamo limitati a svegliarci presto e a metterci in macchina, per poi svegliarci ancora per qualche giorno tra le cinque e le sei del mattino, al ritorno i bambini hanno passato parecchie ore svegli durante la notte, e ancora si continuano a svegliare, anche se si riaddormentano quasi subito. Influisce probabilmente anche il fatto di aver cambiato tante stanze e di non essere più in camera con mamma e papà; ho come il sospetto che qualche cartone di Halloween abbia spaventato il piccolo, e si sia ‘unito’ alla paura del buio che già stava prendendo piede. Se avete consigli sono ben lieta di ascoltarvi; in ogni caso per star calma mi ripeto che è solo una fase e passerà anche questo… Una cosa è certa: un viaggio del genere fa crescere tantissimo i bambini. Mi sono scoperta a comprare magliette di una taglia più grande dopo solo una settimana di vacanze. I piccoletti ora parlano di più, dicono qualche parola in inglese, sono cresciuti di statura. E mamma malgrado la stanchezza li sta riempiendo di coccole perché si è resa conto di quanto velocemente non saranno più cuccioli! Per ora vi lascio. Se cercate altri consigli per viaggiare con i bambini vi segnalo il blog di The Greatest Gift, dove ho trovato a mia volta molte informazioni utili. La prossima volta vi mostrerò un regalo spettacolare che mi è arrivato in questi giorni, e che potete vedere già oggi nel tenerissimo post di Rita…

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