Once Upon a Time John Lennon: la Leggenda di un Sognatore

Creato il 30 novembre 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine

C’era una volta un sottomarino giallo. C’era una volta un sergente. C’erano una volta un tricheco, Lucy, Jude e Michelle. C’erano una volta e poi non ci furono più. Con loro c’erano quattro ragazzi, i Beatles, e non Beetles come gli insetti, e come spesso erroneamente si pensa, ma Beatles, un gioco di parole per far rientrare nel nome del gruppo il termine “beat – battito”. Molte furono le diverse storie e leggende sul nome, ma uno solo dei quattro se ne assunse la paternità: John Lennon, infatti, dichiarò di aver avuto a dodici anni la visione di un uomo su una torta fiammeggiante che gli diceva: «Voi sarete i Beatles, con una ‘a’». I quattro ragazzi furono in cima alle chart per tutti gli anni ’60, scalando le vette di ogni classifica. Poi venne il giorno. Quel giorno. Il 10 aprile 1970 Paul McCartney annunciò ufficialmente lo scioglimento dei Beatles, che avvertivano già aria di crisi dall’anno precedente. Scioltasi la band, ognuno dei quattro componenti si immetterà nella “scontata” carriera da solista. George Harrison ha sùbito un buon successo; ricordiamo il simbolo della sua carriera All Things Must Pass. Ringo Starr, il più debole dei quattro, si perde nell’immediato in piccole canzonette senza arte né parte; Paul McCartney ci prova, dando alla luce canzoni smielate e dai ritmi già sentiti, ma totalmente prive dell’essenza Beatles. John Lennon è l’unico che in un certo senso, e per il primo periodo, terrà alta la bandiera della band ormai al capolinea. John Winston Lennon nasce nel tardo pomeriggio del 9 ottobre 1940 a Liverpool, proprio mentre la città veniva bombardata dai nazisti, quasi come fosse un presagio di ciò che sarebbe stata la sua tormentata esistenza. L’esperienza da solista venne presentata al mondo all’insegna delle drammatiche, strane e plateali vicende della vita personale di Lennon. Già prima dello scioglimento dei Beatles, John aveva tentato di imporsi come solista; nel ’64 pubblicando due libri di nonsense In His Own Write e A Spaniard in the Works, e nel ’66 debuttando come attore nella commedia How I Won The War. Nel 1966 scocca il colpo di fulmine con quella che poi si rivelò nel bene e nel male sua compagna di vita, Yoko Ono. Yoko, artista giapponese di famiglia benestante e dalla complessa personalità, verrà poi definita come la vera “causa” della rottura dei Beatles e ad oggi vedova sfruttatrice dell’eredità lennoniana. Nel 1968 la coppia incide il loro primo collage avanguardistico, Unfinished Music No.1: Two Virgins, una pretenziosa mescolanza di inutili rumori e stranezze tipiche dello stile della Ono, che servì solo a sconcertare gran parte della critica, eccetto qualche cultore.

Lo scandalo maggiore fu però dato dalla copertina del disco, che ritrae i due completamente nudi. John e Yoko si sposano a Gibilterra il 20 marzo 1969 e per la loro luna di miele decidono di esibirsi in una serie di performance eccentricamente pacifiste; nascono cosi i Bed-Ins for Peace, particolari interviste “collettive” concesse ai giornalisti dalla coppia sotto le lenzuola nella loro camera dell’Hilton Hotel di Amsterdam.È durante questo periodo che nasce il famoso pezzo Give Peace a Chance, divenuto poi uno dei più importanti e famosi inni pacifisti. Pochi mesi dopo è la volta di Unfinished Music No. 2: Life with the Lions, una raccolta di cinque strampalate composizioni: il lato A è completamente occupato da Cambridge 1919, un live-set inciso alla Lady Mitchell Hall di Cambridge, dove John è solo l’accompagnatore alla chitarra di una serie di strilli e vocalizzi di Yoko. Il lato B formato invece da quattro tracce quasi altrettanto disorientanti: No Bed for Beatle John, che racconta il rifiuto da parte di un ospedale di ospitare John durante la difficile gravidanza di Yoko, Baby’s Heartbeat riferito al battito del cuore del bambino, Two Minutes Silence in riferimento al successivo aborto. Per finire in bellezza c’è Radio Play, dodici minuti consecutivi di zapping radiofonico. Subito a seguire il terzo ed ultimo disco della coppia Ono-Lennon, The Wedding Album, che si impone sulla scena ancora una volta con due scioccanti trovate: John & Yoko dove i due si chiamano a vicenda per oltre ventidue minuti ed Amsterdam, venticinque minuti di gemiti della Ono; si potrebbe in definitiva dire che il lato più interessante sia il box della confezione con il certificato di nozze dei due e la foto di una fetta della torta nuziale. Liberatosi da questo “senso di sperimentazione”, John Lennon torna ad esibirsi con la Plastic Ono Band, formata da Yoko Ono, Eric Clapton alla chitarra, Klaus Voormann al basso e Alan White alla batteria. A questo periodo risale l’inno antieroina Cold Turkey.

 Nel 1970 John Lennon esce con il suo primo bellissimo album da solista, John Lennon / Plastic Ono Band. Un album intimo e leale con un incipit autorevole, quel tetro rintocco di campare funebri che segna l’inizio di Mother. Un pezzo angoscioso sulla perdita della madre, morta investita da un autobus, quando John aveva solo 18 anni. La canzone non è altro che uno straziante rimprovero ai genitori per averlo abbandonato, ma nello stesso tempo una richiesta d’amore, quello che gli è mancato. Nell’album non manca una vena rock, con I Found Out e Remember, oltre allo strascico utopico del solito Lennon con la sempre piacevole Working Class Hero, e due delicate carezze d’amore come Love e Look at Me. Senza dimenticare un po’ di sana tristezza con Isolation. God è invece la traccia che potrebbe essere definita come il punto fermo del disco, severa presa di posizione contro la religione ed i presunti falsi miti della società. Nel pezzo Lennon rinnega Dio ed ogni forma di esso, Hitler e la Bibbia, finendo per rinnegare anche Presley ed i Beatles stessi. Il finale viene affidato ad una triste cantilena dove John con voce sofferente ed infantile ricorda a se stesso che la mamma non c’è più. Tutto l’album è attraversato da una scottante linea polemica, così da essere definito una sorta di autocoscienza di John, che in quel periodo affrontava insieme alla moglie una terapia psicanalitica dal celebre psichiatra americano Arthur Janov, autore di The Primal Scream. L’anno dopo Lennon si riconferma sulla scena con Imagine, lanciando l’omonimo pezzo che rimarrà il suo brano più famoso, quasi un testamento spirituale e un inno per le generazioni di eterni sognatori e pacifisti. Insieme a questo altri brani che si faranno valere nel tempo come la delicata ode alla gelosia Jealous Guy con una sinfonia raffinata arricchita da un arrangiamento d’archi, la commovente ballata Oh My Love, il velenoso attacco a McCartney How Do You Sleep? dove canta la provocatoria frase «the only thing you done was yesterday»; ancora l’allegra Crippled Inside e l’ennesimo inno pacifista I Don’t Want to Be a Soldier, Mama, I Don’t Want to Die. Insomma, un album maturo nel complesso che cade però nel finale con la smancerosa Oh Yoko!.

Nel 1972, dopo la pubblicazione della natalizia Happy Xmas (War Is Over), esce il doppio Some Time in New York City, in cui è evidente una radicalizzazione delle posizioni politiche della coppia su femminismo, pacifismo e imperialismo. L’album però deluderà le aspettative, cosa che non accadrà l’anno seguente con Mind Games che tra le righe porterà la testimonianza di una crisi tra John e Yoko; la coppia si separerà qualche tempo dopo, ma tornerà a frequentarsi l’anno successivo. Nel frattempo Lennon, l’inarrestabile, reduce da un periodo distruttivo, dove l’alcol ed il sesso facile la fanno da padrone, fa uscire un altro album, Walls and Bridges, contenente un brano in collaborazione con Elton John, Whatever Gets You Thru the Night, subito seguito da Rock ‘n’ Roll una raccolta di pezzi old che firma il suo effettivo ritorno alle radici. Dopo un’importante collaborazione con David Bowie (insieme scrivono la hit Fame) ed essere stato accusato di possesso di marijuana con tanto di revoca di permesso di soggiorno, Lennon si ritirerà dalle scene rifugiandosi nella sua casa di Manhattan con la moglie Yoko ed il neonato figlio Sean. Dovranno trascorrere cinque anni prima che, nel 1980, John ritrovi i suoi fan con Double Fantasy, un album che fa riesplodere il suo successo, grazie a mistiche ballate come Woman, dall’inarrivabile tenerezza, così dolce che ogni donna vorrebbe sentirsela dedicare; insieme a questa altri pezzi pop gradevoli e qualcuno anche un po’ stucchevole, come Beautiful Boy e Dear Yoko. Il disco è in cima a tutte le classifiche, quando il mondo cade in lutto.

È la sera dell’8 dicembre 1980, fa molto freddo a New York, ma John, dopo mesi di isolamento, ha scelto proprio quella notte per uscire di casa. Sono le undici, quando gli si avvicina un ragazzo, Mark David Chapman, lo stesso a cui poco prima aveva firmato un autografo. In un attimo cinque spari. Gli occhialetti di John sono per terra tutti insanguinati e per lui non c’è più nulla da fare. La sera dopo, Bruce Springsteen aprirà un suo concerto urlando al pubblico: «Se non fosse stato per John Lennon, oggi molti di noi non sarebbero qui». Il mondo si ferma a condividere questo enorme lutto per la musica e per ogni sognatore, l’album Double Fantasy e il singolo (Just Like) Starting Over si stabiliscono alla prima posizione di tutte le classifiche mondiali e parte dei suoi dischi precedenti ritorna più forte di prima, come direbbe lo stesso Lennon, «tutti ti amano quando sei due metri sotto terra». Si discuterà molto su chi sia davvero stato il genio dei Beatles e molti diranno McCartney; ma una cosa è certa: Lennon si è rivelato il più completo dei quattro, e si è guadagnato l’appellativo di “cantautore”. L’unico che nel bene e nel male è riuscito a rimanere vivo, ieri ed oggi; dunque c’era una volta un artista, e c’è ancora oggi. C’era una volta John Lennon.


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