Rufy e compagni di nuovo insieme: a Milano abbiamo provato il picchiaduro di Spike Chunsoft in uscita il prossimo Giugno, scoprendo un combat system classico eppure in grado di riservare qualche sorpresa.
Articolo a cura di Andrea Porta
- Disponibile per:
- PSVita
- Pc
- PS4
- Xbox One
Andrea Porta è un fanatico, divoratore (e occasionalmente critico) di videogame, serie TV, cinema, letteratura sci-fi e fantasy, progressive rock, comics, birre belga, rolling tobacco e molto altro ancora. Lo trovate su Facebook, su Twitter e su Google Plus.
L'ultimo nostro contatto con One Piece Burning Blood risale al Tokyo Games Show del 2015, quando avevamo incontrato gli sviluppatori di Spike Chunsoft per una presentazione dedicata al gioco, senza però mettere le mani sul pad. Un recente evento tenutosi a Milano, organizzato dal publisher Bandai Namco, ci ha finalmente permesso di provare questo picchiaduro che sembra non perdersi eccessivamente nei tecnicismi. Un gioco, insomma, votato al puro divertimento, e all'attenta riproduzione dei personaggi e delle abilità di combattimento che li caratterizzano. Qualche ora di combattimenti versus su Playstation 4 hanno sostanzialmente confermato le nostre impressioni iniziali: One Piece Burning Blood è un passatempo interessante per tutti gli appassionati dell'anime, ma difficilmente potrà scomodare coloro dediti a picchiaduro più complessi dal punto di vista tecnico.
Sangue bruciante
Le sequenze filmate che introducono i match versus (non abbiamo potuto infatti provare la modalità storia) sono tutto un gran dichiararsi a vicenda d'intenti distruttivi, e i combattimenti che seguono non sono da meno. Una volta appreso il layout dei controlli, One Piece Burning Blood è un picchiaduro che si controlla senza troppi problemi: le combo sono molto semplici, e gli attacchi speciali si portano aggiungendo la pressione di un dorsale a quella dei tasti frontali. Da tenere d'occhio c'è soprattutto la barra del furore, che permette di sferrare attacchi potenziati per un certo lasso di tempo una volta premuto l'analogico destro. Esiste, naturalmente, anche una messa in guardia e la possibilità di effettuare guard break con il giusto tempismo. Nel complesso, familiarizzare con queste meccaniche di base non richiede molto tempo, sebbene i match riescano a trovare una maggiore profondità tattica nella coesistenza di tre personaggi per ogni giocatore, che possono essere cambiati in tempo reale durante i combattimenti. Conoscendo bene le peculiarità di ognuno, si potranno mettere in campo tattiche interessanti: durante la nostra breve prova, abbiamo imparato a sfruttare lo stun temporaneo di Nico Robin per cambiare personaggio in corsa, e generare combo inaspettate. Ai tre personaggi da controllare scelti all'inizio del match se ne affiancano altrettanti definiti "di supporto", i quali non intervengono direttamente nel combattimento, ma forniscono bonus esplicitati durante la scelta, come un recupero più veloce dei PV, costituendo un'ulteriore scelta strategica. Va detto che, una volta sul campo di battaglia, è facile rendersi conto di come gli sviluppatori abbiano volutamente sacrificato una parte della profondità strategica per non perdere in spettacolarità, riempiendo lo schermo di complesse animazioni dedicate alle mosse speciali che finiscono a volte per confondere molto quanto sta accadendo. Questo vale ancora di più data la telecamera dinamica, che seppur molto "cinematografica" non aiuta certo a tenere sotto controllo l'azione: sostanzialmente, uno dei due personaggi verrà inquadrato alle spalle, mentre l'altro giocatore sarà costretto a giocare "al contrario". Se a questo si aggiunge il gran numero di effetti a schermo, pare chiaro come tenere tutto sotto controllo non sia affatto semplice. Per coloro in ogni caso interessati ad approfondire le potenzialità tattiche della produzione c'è lo split screen verticale, che permette così di vedere il proprio personaggio sempre inquadrato alle spalle.
Solo grazie a questa inquadratura si possono davvero sfruttare le peculiarità di alcuni personaggi, come quelli Rogia, che hanno a disposizione una guardia in grado di annullare gli attacchi fisici e possono anche muoversi velocemente sul campo di battaglia. Quanto ai contenuti della versione iniziale, il roster non è ancora stato completamente svelato, ma siamo già oltre i trenta personaggi complessivi, confermando una raccolta complessiva che dovrebbe soddisfare tutti i fan del materiale d'origine, permettendo loro naturalmente di rivivere anche le storie dell'anime grazie alla modalità trama.
Quest'ultima comprenderà anche la modalità Guerra Suprema, completamente dedicata ad uno degli archi narrativi più belli dell'intera saga, ossia quello di Marineford. Gli sviluppatori hanno opportunamente deciso di dividere quest'esperienza in base ai "punti di vista" dei quattro personaggi principali coinvolti nel conflitto, ossia Rufy, Ace, Akainu e Barbabianca. Per quanto non ci sia stato possibile provare direttamente questa modalità, siamo certi che rivivere quel particolare momento della trama costituirà un dettaglio particolarmente apprezzato dagli appassionati. Quanto al comparto grafico, Burning Blood è capace di portare a schermo combattimenti molto simili a quelli dell'anime, nonstante una base poligonale non incredibile. L'effetto cel shading donato ai personaggi funziona in realtà molto bene, così come le animazioni, studiate proprio per ricalcare nel modo migliore i combattimenti visti in tv, e questo è più che sufficiente per garantire un look complessivamente piacevole
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