Only in San Francisco

Da Silviapare
Arranco su per la salita. La faccio quasi tutti i giorni, questa salita. Su per Chinatown, tra i rumori degli scaracchi e le tartarughe squartate nella vetrina del pescivendolo. Ma ormai sono oltre Chinatown, sto affrontando il pezzo più ripido. Non manca molto a casa, solo un paio di rampe. Arranco e penso ai fatti miei. D'un tratto alzo gli occhi e vedo una figura venirmi incontro dalla cima della salita. Un uomo calvo, dalla pelle olivastra, che mentre cammina alza le braccia, respira, le abbassa lentamente. Il solito fanatico dello yoga un po' squinternato. Mi ricorda l'altro squinternato del negozio di alimentari, quello che tutte le mattine all'alba va a nuotare nella Baia con il suo club di squinternati. Ma no, non è lui. Questo qui quando arriva alla mia altezza si ferma. "Excuse me", mi fa. E poi comincia a spiegarmi gentilmente che se facessi dei respiri profondi accompagnati da movimenti delle braccia e riempissi bene i polmoni di aria mi ossigenerei perbene e quindi farei meno fatica a salire. "Thank you", gli faccio io."You're welcome, bye-bye", mi fa lui, e se ne va.

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