Op Op Gadg..ehmm volevo dire Oblivion!

Dal trailer sembrava molto vicino alle atmosfere action di Inception, nella realtà Oblivion è la copia informe di Avatar. Stavolta la salvezza della terra non è nelle mani di un muratore in carrozzella ma bensì di un Tom Cruise versione Action Man action figures con la fissa per il baseball che al grido di un op op gadget costruisce moto spaziali (in vendita dalla prossima settimana in tutti i decathlon insieme alla bici pieghevole) e viaggia a bordo di libellule d'acciaio. Senza ombra di dubbio la peculiarità di Oblivion sta nella maestosità catastrofica che riempie ogni singolo campo lungo, i paesaggi devastati e quel poco che rimane della terra sono fotografati da sturbo e richiama alla mente quella gran figata di Wall-e, ma questo è un fattore del tutto personale, da catastrofico DOC quale sono, io l'ho adorato, a voi può benissimo farvi cagare. Tornando a noi, Cruise dunque è un riparatore di droni (monotesticoli armati fino ai denti) addetto al pattugliamento dei cieli. Tutto filerà liscio fino a quando si troverà a soccorrere una donna piombata dallo spazio che sconvolgerà la sua routine e lo porterà a dubitare del proprio credo concedendo nelle sue mani le sorti dell'umanità intera. Se non fosse per l'alto tasso di catastroficità alienante presente, Oblivion lo si potrebbe definire il lungometraggio per eccellenza che racchiude nelle sue tematiche e ispirazioni  principali i migliori flop degli ultimi anni, compreso l'irrinunciabile Prometheus, ma che nel finale si riserva di sferrare un ultimo colpo di coda inaspettato, una citazione al king del cinema sci-fi, un occhio onniveggente enorme con un minuscolo iride rossastro. La prova tangibile che HAL9000 regna sulla nostra galassia.Joseph Kosinski