Scenari dall’apocalisse. Tra una discarica di rottami in cui lavora come guardiano notturno e l’appartamento dove vive con il vecchio padre ed il fratellino catatonico si consuma la vita di un uomo segnato dalla prematura morte della madre. Le ripetizione dei gesti quotidiani è scandita da piccole vicissitudini come quella degli esami clinici effettuati per far luce sul malessere che lo ha colpito oppure i colloqui con l’avvocato che lo deve aiutare a fargli avere un risarcimento economico per un licenziamento non dovuto. Intanto nella discarica il verificarsi di piccole anomalie inizia ad attirare la sua attenzione.
Girato in un bianco e nero che azzera nei suoi limiti cromatici la mancanza di una vera alternativa allo squallore quotidiano che caratterizza la vita del protagonista “Open 24h” è anche la rappresentazione di un mondo freddo, regolato da meccanismi che rispondono ad una logica di causa effetto anche laddove entrano in gioco le vite degli esseri umani. Il film in questo non lascia spazio a dubbi o ripensamenti. Basterebbe pensare all’indifferenza della cassiera del supermarket che non distoglie neanche gli occhi dal cellulare quando riceve i soldi della spesa, oppure all’avidità dell’avvocato che lucra sulla somma del risarcimento mettendosi d’accordo con la controparte ed ancora all’odio che il padre riversa sul figlio nelle rare occasioni di dialogo, oppure alla figura del fratellino, un involucro senza parole ne coscienza la cui presenza innocua eppure stridente nel sua vita priva di senso sembra un presagio di quello che verrà.
Un inferno metropolitano che l’esordiente Carles Torras trasforma in un incubo ad occhi aperti con immagini estremamente controllate, pronte a sfruttare le geometrie dell’ambiente o il contrasto tra luce ed ombra per disegnare il percorso mentale di un alienazione che potrebbe assomigliare a quella che abbiamo incontrato nel cinema di Lynch ripreso anche nell’uso del sonoro, ossessivo e disturbante. Ma questa volta l’impressione è quella di un film sin troppo corretto nel mettere in pratica le regole del cinema ma timido nel manifestare un punto di vista personale oppure un urgenza che permetta al tutto di essere qualcosa di più di un compito ben riuscito. "Open 24h" è stato presentato in prima italiana al festival del cinema spagnolo giunto alla v edizione ed in corso di svolgimento al cinema Farnese di Roma.