Dopo uno stop di quattro anni, infatti, il regista inglese torna dietro la macchina da presa, per regalarci un film un po’ diverso dai suoi standard. Il progetto parte come lungometraggio ispirato all’omonima serie degli anni ’60 trasmessa in America. Operazione U.N.C.L.E. (1964-’68) ha generato anche un altro film nel 1983 e uno spin off di 29 episodi. Nella serie i due agenti Napoleon Solo e Illya Kuryakin lavorano per la United Network Command for Law and Enforcement e combattono i cattivi. Ritchie riprende questa storia e la trasforma un pochino. Solo, infatti, è un ex ladro e ora agente della CIA, mentre Kuryakin è un agente del KGB. Il primo sicuro di sé, sbruffone e piacente, mentre il secondo irruento e poco accomodante. I due si scontrano durante una missione a Berlino Est, nella quale Solo riesce a far attraversare il muro a Gaby Teller, figlia di un ex scienziato nazista che si sospetta venga obbligato dalla famiglia italiana Vinciguerra a realizzare un dispositivo nucleare. Durante la missione in Italia, America a Russia sono costrette a collaborare per non far finire l’ordigno in mani sbagliate, quindi Solo e Kuryakin si troveranno a lavorare insieme con tutte le difficoltà del caso.
Quello che viene fuori dal lavoro di Ritchie è una pellicola veloce, d’impatto, allo stesso tempo innovativa, che vuole portare il cinema a un nuovo livello. Gli attori danno il meglio di loro e ci riescono, forse guidati come non mai da un regista che ha fatto del “bello” il suo marchio di fabbrica (se escludiamo Travolti dal Destino che ha girato solo perché c’era l’allora moglie fra i protagonisti, diciamocela tutta). Una pellicola, questa, che credo sia passata un po’ in sordina, ma che gli appassionati di un certo cinema “nuovo” non possono farsi sfuggire.