La Marathon Valley, che declina per circa 300 metri dal bordo occidentale del cratere Endeavour, è infatti recentemente divenuta un obbiettivo di alta priorità. E’ successo da quando il satellite NASA Mars Reconnaissance Orbiter (MRO) vi ha mappato una concentrazione di minerali argillosi, chiamati smectiti, che dovrebbero essersi formati in condizioni più umide e calde rispetto alla maggior parte delle rocce presenti nello stesso sito. L’interesse di Opportunity è proprio quello di indagare la relazioni tra i depositi argillosi e quelli limitrofi per ottenere indizi sulla storia dei cambiamenti ambientali avvenuti su Marte.
La cartolina che Opportunity ha inviato a Terra per l’occasione è una panoramica di un punto al margine settentrionale della Marathon Valley, dominato da una piccola vetta chiamata Hinners Point. Qui si distingue bene tutta una serie variegata di colori e di conformazioni superficiali, ancora più evidenti in una fotografia con colori appositamente accentuati in modo da evidenziare le diverse caratteristiche geologiche. L’immagine mostra anche una porzione del fondovalle con zone circolari rossastre.
Questa vista a colori intensificati di “Hinner Point” su Marte riunisce sei fotogrammi ripresi dalla fotocamera panoramica Pancam a bordo del Mars Exploration Rover Opportunity della NASA il 14 agosto 2015, durante il giorno marziano, o “sol”, numero 4108 dall’arrivo del rover su Marte. Crediti: NASA/JPL-Caltech/Cornell Univ./Arizona State Univ.
Il team di Opportunity prevede di operare sul versante meridionale della valle per diversi mesi a partire dalla seconda quindicina di ottobre, approfittando della sua favorevole esposizione al Sole per aumentare la potenza prodotta dai pannelli solari che alimentano il rover. Energia che dovrebbe essere sufficiente a sostenere le operazioni della sonda anche durante questo ennesimo inverno marziano, il settimo che il robottino passa sull’arido pianeta.
Un inverno che potrebbe però essere l’ultimo, visto che l’elettronica di bordo comincia a perdere colpi, con improvvisi reset del computer di bordo che i tecnici della NASA faticano non poco a tenere sotto controllo. Non resta che attendere fiduciosi la prossima primavera.
Fonte: Media INAF | Scritto da Stefano Parisini