Matteo è la frase disarmante che arriva tardi, quando il barista chiude baracca e il bullo ti ha fatto capire da un pezzo che non eri tu a comandare. Fa niente, le frasi buone sono buone sempre, come le lasagne riscaldate il giorno dopo. Lui vive per il dopo. “Dopo” è una freccia che tende a più infinito, senza conoscere parabole: spicca il volo e atterra a tradimento… dopo, appunto.Sandra invece è una risposta puntuale, piena di avverbi e aggettivi che il bullo capisce dopo, molto dopo. Lei vive per l’abbondanza. Abbonda di parole e silenzi che mescola con mani da vecchio campione comunale di briscola.
- tesoro, quando vieni a letto? -è lei, abbondante di curve cieche, di quelle da aggredire scalando la marcia, percorrere in derapata e poi di nuovo su, in allungo fino al traguardo.
- dopo. Ho del lavoro da finire. -lui, col freno a mano tirato, ma senza il doppio senso.Si incontrano a metà strada, il mattino seguente. Matteo vede Sandra entrare nel bagno così come lei lo aspettava. Vede la curva dell’interno coscia fare capolino dall’elastico dell’autoreggente e si sente in colpa. Lui ha la tastiera del pc tatuata sullo zigomo e Sandra non sa se abbondare in silenzi o parole: lascia la porta del bagno socchiusa.La via semplice finisce con un caffè in silenzio e un Maalox, quella da trapezista senza rete passa attraverso lo spiraglio della porta del bagno.Lei guarda nello specchio il posto ideale per la prossima ruga. Ha ottime carte in mano, da “all in”. Matteo tenta il bluff da Bar dello Sport, di quelli che ti fanno vincere una mezza Peroni calda: dietro di lei, mani sui fianchi, con le labbra centra il confine incerto tra collo e spalle. Sandra inarca la schiena mescolando parole e silenzi:
- dopo dobbiamo parlare -
- sì. Dopo. -