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Ora che ha ottenuto il mandato esplorativo dal Colle, riuscirà il grigio paladino della partitocrazia italiana a farsi strappare un sorriso dal furente giullare anticasta?

Creato il 23 marzo 2013 da David Incamicia @FuoriOndaBlog

Ora che ha ottenuto il mandato esplorativo dal Colle, riuscirà il grigio paladino della partitocrazia italiana a farsi strappare un sorriso dal furente giullare anticasta? Alla fine Bersani ha ottenuto l'incarico da Napolitano, non pieno come avrebbe desiderato ma solo esplorativo e finalizzato a dimostrare, nel giro di qualche giorno, di avere numeri certi in Senato che gli consentano di formare il suo tanto agognato governo. Una strettoia piena di incognite e di insidie per l'ennesimo leader della sinistra italiana che è riuscito a non vincere delle elezioni impossibili da perdere. E che potrebbe trasformarsi in una via crucis capace di decretarne il fallimento personale e politico aprendo scenari drammatici per il Pd e per quella prospettiva di unità dei progressisti così tenacemente difesa dalle scorribande di Renzi e della parte maggioritaria dell'elettorato non più disposta ad accettare supinamente, pure a sinistra stessa, le antiche leggi della famelica e prepotente partitocrazia italiana.
Insomma, se alla fine Bersani fosse costretto dall'evoluzione degli eventi ad alzare bandiera bianca ad essere in gioco non sarebbe soltanto la tenuta sociale ed economica di un Paese bisognoso di essere stabilmente governato ma, come ha dichiarato coraggiosamente in una intervista Dario Franceschini, quella politica del Pd che rischierebbe di scindersi in fazioni assolutamente incompatibili senza più la deterrenza rappresentata dal potere per il potere.
A questo punto diventano fondamentali i numeri, ben sapendo che il Pd ricorrerà a tutti i suoi potenti strumenti di persuasione per riuscire a mettere insieme una maggioranza a Palazzo Madama che offra le garanzie richieste da Napolitano. E come sempre è successo in passato in analoghe circostanze è lecito attendersi di tutto. Dando per scontato che un soccorso al premier incaricato potrebbe giungere dai settori maggiormente permeabili dell'area montiana e perfino da alcuni del centrodestra parcheggiati nel gruppo misto, è sulla variegata galassia grillina che sono ora puntati gli occhi di tutti gli osservatori. Specialmente al di fuori dei confini nazionali, dove la possibilità di un debole esecutivo di minoranza che si regga sulle idee economiche spesso strampalate del Movimento 5 Stelle viene considerata semplicemente alla stregua di una sciagura.
Ma è davvero fondata l'eventualità di un accordo programmatico più o meno palese col centrosinistra, considerando anche il cedimento dimostrato dai grillini in occasione dell'elezione del Presidente del Senato? Chi ha provato a verificare i possibili punti di convergenza e quelli di assoluta rottura fra Pd e M5S, partendo dall'analisi dei programmi preelettorali e per rispondere alle ansie che proprio in Germania sono più accentuate che altrove rispetto alle sorti incerte dell'Italia dopo l'esito del voto di febbraio, è il quotidiano tedesco Die Welt. Iniziando dai temi che appaiono più simili, ecco su scuola, giustizia, salute, digitale e costi della politica come la pensano i due soggetti politici:
Amministrazione e politica
Lo snellimento della macchina statale è il cuore del programma elettorale del Movimento 5 Stelle. Tra i punti irrinunciabili troviamo l’abolizione delle province, dei rimborsi elettorali, l’accorpamento dei Comuni sotto i 5 mila abitanti, la riduzione a due mandati per parlamentari e altre cariche pubbliche, lo stipendio dei parlamentari allineato alla media nazionale, eliminazione di tutti i privilegi, divieto di cumulo di cariche, abolizione delle Authority.
Il Pd, invece, avanza la proposta di assoluta trasparenza sulla situazione patrimoniale dei parlamentari e sui bilanci dei partiti, il dimezzamento del numero dei parlamentari, la riforma del sistema elettorale e una legge sui partiti. Inoltre, viene proposta entro il 2013 una più incisiva legge contro la corruzione, un riordino di regioni, province, unioni dei Comuni e città metropolitane.
Digitale e rete
La rete telematica, ovvero il luogo in cui è nato e si è sviluppato il Movimento 5 Stelle, gioca ovviamente un ruolo centrale nel programma di quest'ultimo. I punti irrinunciabili sono: la pubblicazione online delle leggi almeno 3 mesi prima della pubblicazione, la partecipazione diretta da parte dei cittadini via web, accesso gratuito alla rete, la cittadinanza digitale per nascita, l’allineamento delle tariffe di connessione alla media europea e l'abolizione della legge Pisanu sull’accesso al wi-fi.
Il Pd promuove il principio dell’open government per le amministrazioni pubbliche. Auspica inoltre l’adozione piena dell’Agenda digitale già avviata dal governo Monti con uno sforzo complessivo per l’adozione del Cloud computing, il potenziamento della banda larga su tutto il territorio nazionale attraverso il reperimento di fondi europei, la messa in rete del patrimonio artistico culturale e il potenziamento della sicurezza nelle città con le nuove tecnologie.
Scuola
Sul fronte scolastico il Movimento 5 Stelle chiede l’abolizione della legge Gelmini, la graduale abolizione dei libri di scuola stampati, l’abolizione del valore legale dei titoli di studio e il finanziamento esclusivo alla scuola pubblica, la diffusione obbligatoria della rete online nelle scuole con l’accesso per gli studenti anche per quanto concerne le lezioni universitarie.
Il Pd promette la fine dei tagli, l’allungamento del tempo-scuola, un modulo a 30 ore con le compresenze, il rilancio dell'istruzione tecnica e professionale e l’esaurimento delle graduatorie degli insegnanti precari. Inoltre si impegna per un nuovo contratto nazionale, per l'accesso a internet  nelle scuole con copertura wi-fi e dotazione per insegnanti e alunni del materiale tecnologico anche in comodato gratuito.
Giustizia
Per quanto concerne la giustizia, il Movimento 5 Stelle è favorevole all’immediata abolizione del lodo Alfano, alla non eleggibilità a cariche pubbliche per i condannati, alla depenalizzazione della querela per diffamazione e al riconoscimento al querelato dello stesso importo richiesto in caso di non luogo a procedere, all'introduzione del reato di strage nei confronti degli amministratori pubblici per danni sensibili e diffusi causati dalle politiche locali e nazionali che comportano malattie e decessi nei cittadini.
Il Pd propone il passaggio effettivo al processo telematico, concorsi annuali per coprire i posti vacanti dei magistrati e la riduzione del carico civile. In campo penale avanza le proposte di semplificare il sistema delle notifiche, ridurre la portata dell’appello e la rivisitazione della prescrizione, con sospensione del termine dopo la sentenza di primo grado e la messa a reddito dei beni confiscati alle mafie. Sulle carceri, infine, auspica l’introduzione del reato di tortura, del principio di messa alla prova e l’espulsione del condannato straniero come alternativa alla detenzione.
Sanità
Il Movimento 5 Stelle è favorevole a ticket proporzionali al reddito per le prestazioni non essenziali, correggendo gli effetti della devolution sull’equità d’accesso alla Sanità, promuovendo l’uso di farmaci generici e fuori brevetto. Inoltre propone di proibire gli incentivi economici agli informatori scientifici, separare le carriere dei medici pubblici e privati, criteri di trasparenza e merito nella promozione dei primari, liste di attesa pubbliche e online, istituzione di centri unici di prenotazione online.
Per il Pd le priorità sono la valorizzazione di poche strutture altamente tecnologiche per le emergenze e l’introduzione della responsabilità oggettiva delle strutture sanitarie. Per l’amministrazione sanitaria i democratici propongono l’esclusione dei partiti dalle nomine, il coinvolgimento di operatori e cittadini e il blocco all’introduzione di nuovi ticket.
Esistono, però, anche delle posizioni di assoluta divergenza. Di seguito l'elenco dei punti critici:
TAV
E' innanzitutto da segnalare il nodo relativo alla TAV Torino-Lione: il Pd ha ripetutamente confermato di essere favorevole al completamento dell’opera, mentre il Movimento 5 Stelle è ideologicamente contrario.
Energia
Per quanto riguarda il capitolo energia, il Movimento 5 Stelle è per l’abbandono degli inceneritori e dei grandi impianti a biomasse, il Pd è invece favorevole all'uso delle energie rinnovabili ma meno radicalmente, in particolare per quanto concerne lo smaltimento dei rifiuti. Sul nucleare i due partiti sono distanti in quanto il movimento di Grillo è per il no assoluto, mentre nel Pd in passato diversi esponenti hanno visto di buon occhio gli impianti di terza e di quarta generazione.
Europa
Un altro capitolo molto sensibile è quello che riguarda l'Europa: il Movimento 5 Stelle si è detto favorevole a un referendum sulla permanenza nell’area della moneta unica, mentre per il Pd questa ipotesi è assolutamente impraticabile.
Lavoro e solidarietà
Il Movimento 5 Stelle propone il reddito minimo di cittadinanza universale, considerato dal Pd non finanziariamente sostenibile che suggerisce in alternativa una forma di salario minimo legata alla perdita della copertura contrattuale.
Finanziamento ai partiti
E' la questione che più divide M5S e Pd, perfino più dell'Europa. I grillini sono per la radicale abolizione di ogni forma di finanziamento, diretta o indiretta, della politica; Bersani difende invece per principio tale strumento, obiettando che in assenza di sussidi pubblici riuscirebbero a fare politica solo le persone più ricche. In realtà, la resistenza su questo terreno deriva dal fatto che dall'apparato elefantiaco del Pd (che non a caso Bersani chiama "ditta") dipendono economicamente tantissime persone in qualità di funzionari e di dipendenti.
Insomma, come si evince sul piano programmatico ci sono fra le due forze politiche differenze e affinità non molto dissimili da quelle che potrebbero esistere fra altri partiti e movimenti. E allora il vero nodo che consentirà o meno la formazione di un governo sulla base di un accordo pur parziale fra Pd e M5S è in questo caso puramente ed esclusivamente tattico. Da un lato, infatti, Grillo non può permettersi nessuno smottamento di fronte alle avances democratiche, pena il marchio infamante dell'incoerenza rispetto a un percorso politico costruito interamente sulla feroce ostilità ai vecchi partiti; dall'altro Bersani sa che i suoi destini politici e personali dipendono dalla disponibilità di almeno una pattuglia di ribelli senatori grillini, perché la sola alternativa di governo possibile sarebbero le larghe intese col Pdl tanto invocate e perseguite da Napolitano ma viste come la peste bubbonica dalla base progressista.
Del resto, proprio dal discorso di investitura esplorativa del Presidente della Repubblica al segretario democratico si comprende che, in ogni caso, la prospettiva di un ritorno immediato alle urne non è almeno allo stato contemplata. Soprattutto per questo la strada di Bersani è stretta: se non riuscirà a diventare premier è probabile che un altro governo nasca lo stesso, magari anche per volontà di un Pd finalmente affrancato dall'orgogliosa ostinazione del medesimo Bersani; di contro, come sostiene Franceschini, è proprio il Pd che una volta archiviata la fase bersaniana rischia di esplodere e di dar vita a nuovi soggetti fra loro alternativi. Con un Renzi pronto a raccogliere i frutti, prima nel partito stesso e successivamente al governo, di questo gioco perverso di contraddizioni in cui è riuscito per l'ennesima volta a infilarsi il più grande partito della strana e datata sinistra italiana.

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