Non so da cosa dipenda. Forse dalla dimensione serena, pacifica e casalinga in cui vivo ora. E’come se avessi concluso un ciclo. Dopo anni di stallo, passati a correre per niente, con due piedi su due binari paralleli che procedevano a velocità diverse, finalmente mi sento al sicuro. Safe and sound. Siamo arrivati al punto. Ad una nuova partenza. Anni a correre, a sperare, ad arrabbiarsi, ad affannarsi, per arrivare proprio a questo: un nuovo inizio. Una partenza senza starter, senza muscoli tesi. Una partenza in cui me ne sto a scrivere al tavolo della cucina con mia figlia che dorme mentre il suo brodino bolle sul fuoco. Una partenza dove procedo con calma. Una partenza dove onestamente non so nemmeno più dove sia il mio orologio. La mia condizione è attuale è di libertà assoluta, rendo i conti solo alla strettissima cerchia di persone cui li devo felicemente e necessariamente rendere, cui ho scelto di renderli. Non sono tenuta a vedere e rapportarmi ogni giorno con una moltitudine di persone in ambienti sul cui portone c’è un cartello con su scritto “si prega di fare buon viso al cattivo gioco”. Parlo e mi vedo con pochissime persone, perché è con loro e solo con loro che voglio stare. E parto ora. Non ho capito bene dove devo andare e cosa devo fare. Dovrei fermarmi un attimo e capire cos’è che devo fare per me. Non so se si tratterà di scrivere ancora, o di incaponirmi a trovare il lavoro che dico IO e non quello che vogliono propinarmi le agenzie solo perché ho esperienza in un certo campo. Non lo so. So solo che è un inizio lento e che il sentimento che provo più spesso, ultimamente, è la gratitudine. Gratitudine verso una serie di persone che sono rimaste con me dal cancro alla maternità, o che sono piombate in mezzo a questi sette anni e hanno deciso di stare con me nel turbine dei controlli, dei miei scazzi, delle mie paure, delle brutture dei miei trascorsi, dell’ansia del bello e del buono che temevo non sarebbe mai arrivato. Amiche e amici che sono andati oltre il dire “oddio, questa la vedo una impegnativa…”
L’altro giorno sentivo Giorgia parlare in tv e mi sono commossa. Quanto devo ad Oltreilcancro e a tutto il gruppo che ne fa parte. Senza loro non sono sicura che sarei uscita da certi loop. Anche se ci fossi riuscita, lo avrei fatto sola e con strappi più laceranti. Devo molto al blog e a voi che di qui passate, che non mi avete mai lasciata sola, che con me avete condiviso tutto. A volte penso seriamente se continuare il blog in questa forma, se è il caso di snaturarlo, se in realtà non sto andando in una direzione in cui ho meno cose da dire, se veramente ne ho ancora bisogno. Non lo so.
Forse è che Claudia ha messo a tacere anni di senso di colpa, dando una risposta alla domanda che mi ha tormentato per tanto tempo e ora che so quello che ho sempre avuto un doloroso bisogno di sapere mi sento non in grado di fare altro che godermi questa pace morbida.