Oramai non porno più

Da Danielevecchiotti @danivecchiotti

Negli anni scorsi, appuntamento fisso di questo blog era la rubrica “Weekend al Cinema Porno” con la quale, ogni venerdì o quasi, si recensiva un capolavoro della filmografia per adulti o si mettevano sul tavolo idee per realizzarne dei nuovi.
Non a caso, ancora oggi, il 99% delle persone che finiscono su queste pagine per caso, vale a dire cercando tutt’altro, è costituito da arrapati di ogni sesso ed età che, digitando sui motori di ricerche paroline e nomignoli per trovare immaginette e videini porcelli, vedono invece comparire sul loro monitor il webdiario di un vero onanista della parola scritta.
Con grande orgoglio e anche tendendo ad esagerare le mie competenze in materia, mi sono sempre professato un cultore del sesso su celluloide, VHS o DVD, e avevo aperto quella rubrica perché desideroso di andare ben oltre la sveltina solitaria che è in genere lo scopo (anche se più esatto sarebbe definirlo un “non-scopo”) della pornovisione.
Da parecchio tempo, però, mi si è ammosciato l’entusiasmo. L’evoluzione dell’hard core verso le pillole da sito web, il suo sdoganamento definitivo, e la conseguente diffusione di massa, lo hanno reso un fenomeno popolare privo di significati eversivi, azzerando gli stimoli intellettuali ad esso associabili.
E se il cervello non mi viene più duro, mi diventa impossibile eiacular belle parole e concetti originali.
Ovviamente con questo non sto confessando di aver smesso di consumare filmetti porno (non pretenderete mica che io passi le mie serate a guardare le fiction di Raidue!); semplicemente affermo che mi sembra conclusa l’epoca in cui dal cinema x-rated potevano nascere ispirazioni, divertimento a suo modo culturale, e occasioni di discussioni.
Come per l’entertainment mainstream, l’avvento del 3D da salotto fornisce anche qui un’occasione per eliminare l’altra, di terza dimensione, vale a dire quella della sostanza.
Al pari di tutte le forme di comunicazione e/o di arte, diventando “per tutti”, la pornografia ha perso il suo valore di controcultura, di terreno alternativo all’omologazione.
Ricordo che quando ero solo un ragazzino, nei primissimi anni ’80, era frequente, entrando in edicola, incontrare lo sguardo impaurito di un uomo o di un adolescente che, con fare furtivo, come un ladro infilava la copia appena acquistata di “Playmen” dentro il Corriere della Sera.
Ieri invece, nel supermercato sotto casa, ho visto un signore spaventatissimo aprire a tutta pagina la rivista con DVD “Transex and the City” per nasconderci dentro l’ultimo numero di “Internazionale”.
Evidentemente, anche il concetto di trasgressione e quello di sottobosco intellettuale cambiano col tempo. E’ per questo che io, almeno quando si tratta di sciorinare belle frasi e concetti stimolanti, oramai non porno più.


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