La prima media è quasi finita.E' stato un anno importante ed un osservatorio interessante della crescita di PdC e di questa magica mutazione che si sta compiendo da bambino a ragazzo.Come i più sanno, sono reputata una madre severa ed esigente, anche se a me non sembra poi tanto di esserlo. La mia intenzione non è di ESIGERE ma di educare ad aspettarsi da sé stessi ciò per cui si vuole davvero lottare.
Un po' per principio ed un po' per necessità, essendo fuori casa tutto il giorno, ho deciso di optare per il potenziamento dell'autonomia e per la motivazione. Perciò i voti mi interessano fin la, anche se ho spiegato al giovane che un anno scolastico sul filo del rasoio del 6 scarso alla fine non è un bel vivere.Mi piace pensare che si possa ancora studiare più per il piacere di imparare che per il dovere di sfangarla.Che si punti alla vetta e non alla sopravvivenza.
Non starò qui a smarronare che si stava meglio quando si stava peggio, anzi concordo con Lucy che la storia dei fossi che noi saltavamo per lungo, beh, ha stufato, e meno male. Però al tempo stesso ricordo che lo spiccato senso del dovere che ci inculcavano faceva spesso leva sul nostro amor proprio e questo è un motore potente di miglioramento.
Ma torniamo ai giorni nostri.Una grande opportunità che ho deciso di dare a mio figlio è poter fallire e sbagliare.Sottovalutare un compito in classe e prendere meritatamente 5. Com'è accaduto nell'ultima verifica di tedesco, che ha abbassato una media fantastica,Disinteressarsi di una materia tutto l'anno e sopravvivere appunto sul filo del 5/6 (tecnologia) e poi accorgersi che magari bastava poco per avere un livello superiore alla mediocrità.L'amor proprio, dicevamo.Lasciarlo sbagliare è un lusso che ci possiamo permettere perché Ciccio per merito (suo - non certo fortuna) va abbastanza bene a scuola e se la cava completamente da solo.
Io non stresso, gli spiego che comunque avanzare con delle lacune significa complicarsi la vita dopo. Che prima di decidere che una materia non ci piace, si può assumere un atteggiamento neutro e darle il tempo di farsi amare o odiare. Che anche 6 è un bel voto, se è il meglio che ci riesce.
Poi succede che qualche giorno fa, alla sera, Ciccio mi spiega che non è andato a giocare a calcio con gli amici al pomeriggio. Che si è reso conto che è stato da stupidi affrontare le verifiche di tecnologia senza studiare, perché sarà l'unico 6 in pagella. E che quindi, visto che il giorno dopo c'era l'ultima verifica, aveva passato il pomeriggio a ripassare il programma ed a rimettersi in pari. Per fare meglio. Per sé stesso.
Oggi c'è stata l'interrogazione di tedesco. Per rimediare a quel 5, visto che di media nelle lingue va molto bene, ed è stato uno scivolone. Gliel'ha proposto l'insegnante di farsi interrogare per recuperare. Mi offro di aiutarlo, ma lui è testardo (da chi avrà preso...) e vuol fare tutto da solo. Mi spiega che non gli importa il voto, vuole arrangiarsi.
Ha preso 9 sia nella verifica che nell'interrogazione. L'ha fatto per sé e poco mi importa il voto che ne risulterà in pagella e se la media si alzerà oppure no.
Alla fine è stato più prezioso il 5 del 9, per imparare a credere in sé stessi e contare sulle proprie forze. E non mollare.
Mi viene in mente quando abbiamo visto con un ex collega una sua spedizione di sci alpinismo. Salite ripide, pericoli reali. E molti a chiedergli "ma non avevi paura di cadere?". La risposta, disarmante nella sua semplicità e verità, è stata che lo scopo di arrampicare, è arrivare in cima, non cadere. Appunto.
(il titolo è liberamente tratto dalla scritta su una delle tante t-shirts da teen-ager, che ultimamente affollano i miei cassetti)