"Ahahah, che spasso questo film consigliato da Cannibal Kid."
"Già, peccato che secondo lui doveva essere una visione strappalacrime..."
"Scusi, signora secondina, posso avere una coperta di Prada?"
La protagonista è la classica fighettina a modo che mai si sarebbe immaginata di finire in galera, un giorno. E invece… invece a causa della sua sexy fidanzata si ritrova a trasportare droga e viene beccata. Anni dopo, in seguito alla sentenza, deve andare a scontare la sua pena quando ormai è prossima al matrimonio, questa volta con un uomo. Un uomo… insomma, Jimbo di American Pie ovvero Jason Biggs che qui bene o male fa sempre la parte del Jimbo della situazione, giusto in versione giornalista un po’ più intellettualoide. L’episodio pilota ci catapulta in questa situazione drammatica, raccontata però in maniera leggera, con un sapiente mix di drama e comedy, senza eccedere né con scenette troppo ridicole né dall’altra parte in sequenze troppo strappalacrime. Un buon gioco di equilibrio lo si assiste anche tra il presente della protagonista in prigione e i flashback del suo passato. Tutto riuscitissimo sì, ma poi cosa succede?"Già siamo in carcere e in più l'unica stazione radio che prende trasmette
solo canzoni dei One Direction? Questo è davvero troppo!"
Se sulla protagonista per quanto mi riguarda restano alcune riserve, nonostante nel finale di stagione si riscatti alla grande, le varie comprimarie riescono a conquistarsi un loro spazio e ad affascinare maggiormente. Su tutte la lesbo ex girlfriend Laura Prepon, per anni nella sottovalutatissima serie comedy That ‘70s Show, ma attenzione anche alla perfida russa interpretata da Kate Mulgrew, alla latina Dascha Polanco innamorata di un secondino, alla lesbica scatenata Natasha Lyonne (pure lei proveniente da American Pie), alle labbra rosse di Yael Stone, alla perfida timorata di Dio Taryn Manning (imbruttitissima, lei che di solito non è niente male), alla parrucchiera trans Laverne Cox, alla tossica Madeline Brewer, alla fenomenale "Occhi pazzi" Uzo Aduba, e questo solo per citarne alcune.
"Ma sono pazzi a chiamarmi Occhi pazzi?"
Quello che ne viene fuori è un ritratto corale, una serie di ritratti femminili (ma attenzione pure ai secondini) estremamente variegati, spesso lontani dai soliti personaggi televisivi e dagli stereotipi: donne delinquenti, lesbiche o comunque bisessuali, appartenenti alle più varie etnie, religioni, stili di vita. C’è di tutto e di più, dentro il carcere di Orange Is the New Black, che non è il New Oz o il New Prison Break, bensì offre uno sguardo differente e personale sulla vita in prigione, vissuta sulla propria pelle per davvero da Piper Kerman, il cui romanzo autobiografico ha ispirato il telefilm. Uno sguardo tutto new per quella che, nonostante l'ambientazione carceraria, si è rivelata la serie più libera dell'estate 2013. (voto 8-/10)