La trama (con parole mie): Piper Chapman, poco più che trentenne promessa sposa al giovane scrittore di buona famiglia Larry, viene incarcerata a seguito dei reati commessi come corriere di denaro per l'ex fidanzata e trafficante di droga Alex di anni prima, e condannata a scontare una pena di poco più di un anno.Quella che, però, dall'esterno pare un'impresa tutto sommato accessibile, per Piper diverrà una vera e propria corsa ad ostacoli all'interno: dalla sua incapacità di relazionarsi con le altre detenute alle regole non scritte della vita dietro le sbarre, infatti, molte saranno le complicazioni.Come se non bastasse, poi, la stessa Alex - colei che ha fatto il nome di Piper, di fatto segnando il suo destino - è tra la popolazione della stessa struttura detentiva: sentimenti e sensi di colpa si mescoleranno, dunque, finendo per portare questa neofita della routine da penitenziario ad affrontare un giro di vite della propria esistenza.
Questo post partecipa con grinta e più caos possibile alla selezione dedicata da noi bloggers alle Bad Girls.
Probabilmente pochi luoghi fisici finiscono per portare alla luce la parte più animale e votata alla sopravvivenza del carcere: una prova in grado di schiacciare e seppellire anche i più forti, e portare in superficie, al contrario, la capacità di adattarsi di chi, apparentemente, pare destinato a soccombere.
Personalmente, pur non avendo mai provato sulla pelle - fortunatamente, direi - l'esperienza, resto comunque molto affascinato dalla geografia sociale ed umana dei racconti carcerari, siano essi tradotti in romanzi, film o serie televisive: qualche anno fa ricordo con quanto trasporto seguii Oz, uno dei titoli cult di casa Ford, interamente ambientato in un particolare braccio di un carcere di massima sicurezza all'interno del quale omicidi, ammazzamenti e violenze di vario genere erano all'ordine del giorno.
Nel corso delle ultime stagioni, invece, è stata una serie "in rosa" a far parlare e scrivere molto di se, nella blogosfera e non: Orange is the new black.
Sponsorizzato molto in casa Ford da Julez, fiduciosa del fatto che anche io avrei gradito, questo titolo ha finito inevitabilmente, dopo una partenza forse con il freno a mano troppo tirato, a conquistare pienamente il favore del sottoscritto, guadagnandosi di diritto lo status di "must see" con il quale era giunto su questi schermi spinto da aspettative decisamente alte.
Merito del grande lavoro degli sceneggiatori sui personaggi e dello straordinario gruppo di attrici protagoniste - bravissime dalla prima all'ultima, uno di quei casi in cui vige la regola di Lost rispetto alle scelte ottime della produzione in questo senso e della chimica che, probabilmente, si è venuta a creare all'interno della crew -, e di un crescendo assolutamente pazzesco partito con i primi segni di cedimento della protagonista Piper Chapman e con l'inserimento del personaggio forse più sfaccettato ed interessante della season, la terribile Pennsatucky, che per quanto insopportabile sia riuscita ad essere ha rappresentato, forse, sotto più aspetti, il charachter chiave per il cambio di direzione preso dalla serie nel mio cuore di appassionato.
Johnny Cash, nella sua straordinaria San Quentin, cantava quanto le mura di una prigione potessero rendere ancora più freddo il sangue dei detenuti che vi abitavano, di fatto amplificando le zone d'ombra che li avevano portati fino a quel punto del loro percorso: in questo senso il lento sprofondare di Piper verso il tostissimo finale è espressione perfetta delle parole del Men in black, sfruttato in equilibrio rispetto ad alcuni gesti di generosità e vicinanza tra le detenute, il rapporto tra le stesse e le guardie - interessante il personaggio della giovane donna, la più morbida tra i "controllori" -, il sesso - e in questo senso, nonostante la gettonatissima Alex Vause, continuerò sempre a preferire la rozza Nicky -, una buona dose di ironia nera - la mitica Boo - ed una critica neppure troppo velata ad un sistema che ingrassa le tasche della classe dirigente sulla pelle dei contribuenti così come della popolazione carceraria - altro spunto niente male in vista della seconda annata è quello dei fondi "mangiati" dai grandi capi dell'amministrazione a scapito delle attività da svolgere e delle strutture interne del carcere -.
Orange is the new black, dunque, trova conferma anche al Saloon del suo status di titolo con le palle e tutte le potenzialità per diventare ancora più tosto ed imperdibile per il pubblico: in fondo, tutti noi, anche i più posati e ligi alle regole, teniamo dentro un qualche animale pronto ad uscire e lottare per la propria sopravvivenza senza quasi guardare in faccia a nessuno.
E' la Legge della Giungla.
E non c'è giungla peggiore di una prigione.
Figurarsi quando la prigione in questione è territorio e dominio dell'altra metà del cielo.
Ho come l'impressione che per Piper, in questo senso, i guai siano appena all'inizio.
Per fortuna nostra, da questa parte dello schermo e delle sbarre.
MrFord
Di seguito il programma dettagliato della rassegna:
"Think of all the roads
think of all their crossings
taking steps is easy
standing still is hard
remember all their faces
remember all their voices
everything is different
the second time around."Regina Spektor - "You've got time" -