Verdetto dei giudici amministrativi. La Fondazione dovrà esibire i documenti richiesti sul cambio di sovrintendente
06 marzo 2016 di Fabio Dorigo“Com’è lunga l’attesa, perché indugiano ancor?”. Le parole di Tosca di Puccini (atto terzo) risuonano negli uffici della Fondazione del Teatro lirico Giuseppe Verdi di Trieste. È da settembre che Claudio Orazi, l’ex sovrintendente ora alla guida del Teatro Lirico di Cagliari, chiede di vedere i documenti che riguardano la procedura di nomina del nuovo sovrintendente e quindi il suo conseguente benservito con annesse questioni economiche. Il maestro Orazi, infatti, è stato messo alla porta il 27 febbraio 2015 dal consiglio di indirizzo della Fondazione del Teatro Verdi, presieduto dal sindaco Roberto Cosolini. Una scelta a sorpresa. La riconferma di Orazi appariva certa («Probabile, non sicura», secondo le parole di Cosolini) visto che era stato lui prima come commissario e poi da sovrintendente a mettere in salvo il teatro firmando il piano trentennale di risanamento in base al decreto Bray. Il consiglio di indirizzo, invece, a sorpresa, scelse l’architetto Stefano Pace pescato a Londra dalla direzione tecnica del Covent Garden (Royal Opera House). Il 3 marzo il ministro Franceschini firmò il decreto di nomina.