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Le
piante di orchidee sono coltivate per l'appariscente bellezza dei loro fiori. Molte specie sono allevate in vaso o cestino sospeso con effetti molto suggestivi.
La famiglia botanica delle Orchidaceae comprende centinaia di generi diversi. Quelli più apprezzati a scopo ornamentale sono una quindicina, tra cui Cambria, Cymbidium, Dendrobium, Odontoglossum, Phalaenopsis e Vanda. Le orchidee sono diffuse in varie parti del mondo anche se la maggior parte hanno origine nelle umide zone tropicali. Nel nostro Paese crescono spontanee circa 85 specie di orchidea, di cui molte in via di estinzione. Moltissime sono epifite, cioè con radici aeree, o semi-epifite, altre sono terrestri, come quelle italiane. Altre ancora sono addirittura sotterranee e semi-acquatiche. I fiori hanno forme, colori e dimensioni variabili, raggruppati in infiorescenze o singoli, in posizione terminale o all'ascella delle foglie.
Vediamo ora quali sono le esigenze delle orchidee e come curarle. Le necessità climatiche variano secondo l'origine geografica dell'orchidea. Tutte, comunque, hanno bisogno di luce solare ma non di esposizione diretta. Le temperature degli ambienti domestici in inverno sono sicuramente adatte a questi fiori. Tuttavia temperature molto diverse da quelle ideali possono rovinare foglie e fiori. La scarsa umidità ambientale fa ingiallire e raggrinzire le foglie mentre quella eccessiva determina la presenza di macchie sui fiori. Le specie epifite hanno bisogno soprattutto di maggiore umidità nell'aria piuttosto che di acqua direttamente sul substrato. Durante la stagione estiva le orchidee devono essere annaffiate da 2 a 4 volte a settimana. In inverno è sufficiente un'irrigazione a settimana, in particolare per le epifite, tranne che nella coltivazione sospesa, nel qual caso la pianta avrà necessità maggiore di acqua. Le orchidee originarie di zone aride non vanno innaffiate in estate. Non bisogna lasciare bagnata la pianta ed è bene utilizzare acqua piovana.
Il substrato migliore per le orchidee è morbido, leggermente acido, aerato e con pochi minerali. Di solito si usano materiali come torba, sfagno, corteccia e foglie di conifere, terra di bosco e radici di felce. Per le orchidee terrestri il terreno ha una funzione nutritiva. Invece per le specie epifite il substrato è soprattutto un sostegno. Queste ultime sono sovente coltivate in sospensione su cestini di legno o filo di ferro, su zattere fatte di corteccia e materiale spugnoso, che trattengono l'umidità delle radici. Le orchidee non richiedono molti nutrienti. I fertilizzanti devono essere solubili, da usare nell'acqua di irrigazione. Per stimolare la fioritura occorre utilizzare un concime con formula 10:30:20 N:P:K (azoto, fosforo, potassio). Per stimolare la ripresa vegetativa la proporzione sarà 30:10:10. Negli altri periodi andrà bene la formula 20.20:20.
Proseguendo il discorso sulle orchidee e come curarle occorre dire che, nella maggior parte dei casi, gli esemplari coltivati nei nostri climi non sono soggetti ad attacchi di parassiti ed a malattie infettive. Tuttavia possono soffrire per problemi legati alla luce, all'umidità ed alla temperatura. Un difetto di illuminazione provoca germogli piccoli e deboli e foglie accartocciate. Un eccesso di sole, invece, fa ingiallire o colorare di rosso le foglie e produce fiori scoloriti e deformati. L'umidità eccessiva determina foglie giallastre e radici che escono dal contenitore. Una temperatura troppo bassa colora le giovani foglie di rosso e macchia di scuro i fiori. È sempre possibile comunque che l'orchidea sia colpita da cocciniglia, afidi, l'acaro ragnetto rosso, alcuni funghi, batteri e virus.
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