L’halleismo (o hallesint) si pone come “norma sociale” che è volta ad armonizzare i rapporti tra gli uomini e ad indirizzarne l’essenza egoistica verso il bene della collettività. Questa definizione pone l’accento su una questione che oggi è ancora aperta ed è più che mai attuale: la conciliazione tra l’egoismo dell’uomo, inteso nel senso di attore economico rivolto a massimizzare la propria utilità ricorrendo al mercato, ed il bene collettivo, che viene definito benessere sociale. Una volta si credeva che la famosa mano invisibile (cioè il mercato senza intervento dello Stato), bastasse per massimizzare il benessere collettivo. Oggi, ne siamo meno persuasi. Anzi, siamo certi che i mercati debbano essere regolamentati.
Secondo la teoria di Trucco, l’ordine economico deve garantire a tutti il minimo necessario all’esistenza come base di vera equità, cioè di giustizia superiore. Solo garantendo il minimo necessario ad ogni individuo, secondo l’halleismo, si può garantire la libertà sostanziale.
In maniera autonoma e separata, l’ordine politico garantirebbe questo diritto solo in negativo. Cioè vietando a terzi soggetti di offendere il singolo (Fiorenzani). Quindi, i due sistemi agiscono verso lo stesso obiettivo, ma non con gli stessi strumenti e senza sovrapposizioni di azione. A economia e politica si aggiunge il piano della religione, che dovrebbe condurre gli individui ad assumere comportamenti orientati al raggiungimento del bene comune.
Da un lato, quindi, esiste l’economia che è strumento per raggiungere il bene dell’umanità, quindi dell’uomo. Dall’altro la politica che regolamenta comportamenti fuorvianti per il raggiungimento di questo fine supremo. Dall’altro ancora, la religione che svolge un ruolo di indottrinamento e formazione collettiva moralizzando i comportamenti sociali ed economici. Tre piani diversi e non integrati, ma ognuno di essi svolge un ruolo determinante.
Elemento caratterizzante l’Ordine Mondiale Hallesint è l’essenza “amorale” dell’economia. Cioè estranea a precetti morali e religiosi. Al contrario l’economia è intrisa di etica, poichè ha ad oggetto il bene dell’uomo. Questa considerazione apre la strada ad una questione che spesso è stata affrontata, in altro contesto, anche da Papa Benedetto XVI, nella sua lotta al relativismo. Infatti, se la morale è oggetto di evoluzione contestuale a quella dei comportamenti sociali, così come la religione che è mutevole nella definizione di comportamenti sociali e non unitaria (inoltre non esiste una, ma esistono le religioni), l’etica si pone su un piano “assoluto” di valori non relativi.
L’etica non è oggetto di relativismo e per questo è l’unico piano che è in grado di garantire l’integrità dell’essere umano e dell’intera umanità. Questo tema è aperto tutt’ora e trova difficile affermazione, per non dire facile contestazione nei confronti dei sostenitori di una visione “laicista” della società (facendo attenzione a non confondere il laicismo con il termine “laico” che, al contrario, trova fondamento e giustificazione proprio nell’affermazione del piano dell’etica, sopratutto quando la religione cede alla tentazione di imporre comportamenti morali e non necessariamente etici).
Pertanto, l’economia ha un puro valore strumentale, poiché essa ha ad oggetto solo la produzione di beni, capaci di soddisfare i bisogni dell’uomo, che hanno finalità etiche, ed opporsi alla produzione di quei beni che non ne hanno. L’esempio citato in letteratura è quello relativo alla produzione di armi. Oggi, in molti si interrogano sull’opportunità delle spese militari, quando crescono i disoccupati ed i Governi stanno destrutturando e riducendo ogni forma di sostegno sociale. Sicuramente l’halleismo si poneva come corrente di pensiero all’avanguardia.
Critica era la posizione, inoltre, rispetto a quanti sostenessero che i mercati, secondo leggi naturali, cioè senza alcun intervento pubblico, riuscissero a raggiungere condizioni di equilibrio. Al contrario, esso deve essere creato con azioni di intervento specifiche e con congegni appositi. Il libero mercato, in sintesi, è utopia.
La principale critica al capitalismo che viene mossa dai sostenitori dell’hallesint è quella di dover intervenire per regolamentare i mercati tanto da snaturare il capitalismo fino a trasformarlo in collettivismo.
Tuttavia, c’è da sottolineare che il principio di questa dottrina è il liberismo economico che, però, viene limitato da un intervento statale, rivolto ad eliminare le imperfezioni di mercato. Il sistema è corporativista. In sintesi, solo attraverso “un governo privato dell’economia” si realizzerebbero le condizioni economiche per cui non sarebbe necessario l’intervento dello Stato.
Questa evoluzione concettuale è quella che rimanda al concetto di “nuovo ordine mondiale”. Il governo privato dell’economia, infatti, non è altro che una forma terza di gestione della produzione, che prescinde dal piano politico, non è collegata a principi democratici, almeno non necessariamente o espressamente, e prevede l’instaurazione di monopoli di fatto della produzione e degli scambi. Di fatto, è una terza via, tra capitalismo e socialismo.
Del primo si riconosce il diritto alla proprietà privata, alla difesa dell’iniziativa privata e alla concorrenza, dall’altro si afferma il controllo dei capitali privati attraverso agenzie che decidono la quantità e la qualità dei beni da produrre e la loro distribuzione verso i mercati più remunerativi. In questo ordinamento l’extraprofitto non ha ragione di esistere.
Perchè questo sistema possa essere instaurato, Trucco aveva individuato un periodo di transizione in cui il mercato veniva regolato da accordi tra paesi e la Fondazione (vedi post precedente) attraverso convenzioni con i rispettivi Governi. Il metodo di implementazione del governo privato dell’economia sarebbe stato graduale e successivo all’integrazione dei mercati nazionali nella Fondazione Universale. Così si sarebbe raggiunto un governo mondiale dell’economia, caratterizzato da efficienza economica ed equità, in assenza di speculazione.
Ovviamente, il nuovo ordine mondiale, quello che uscirà dalla disgregazione e disintegrazione del capitalismo, non sembra, almeno in questa fase, poter essere avvicinato, per finalità e scopi, all’hallesint
Questo post, ed i successivi legati al tema, è stato scritto grazie al contributo scientifico della Prof.ssa Catia Eliana Gentilucci. Il riferimento è all’articolo La Dottrina Hallesint e il governo privato dell’economia.