Ordine vecchio e risvegli proibiti

Creato il 16 ottobre 2011 da Albertocapece

Anna Lombroso per il Simplicissimus

Tra i danni, temo irreversibili, prodotti da questo regime c’è anche la tremenda stanchezza che a volte afferra e atterra anche gente di solito piuttosto intrepida per non dire irriducibile. Si esce vinti dallo scontro con la banalità, con lo sciorinare di ovvii e consolidati luoghi che non sono “comuni” perché raggiungono il risultato di animare e alimentare inimicizia e discordia, grazie a un’assenza di idee e convinzioni. Un vuoto così pieno e invadente da far rimpiangere gli ideologismi del passato e così allineato con le modalità del potere, del mercato e della finanza, amorali, rapaci, avidi e illusori, senza pensiero, senza principi e senza valori.

Consiglierei dunque di mettersi al riparo dalla paccottiglia mediatica, dalla decodificazione aberrante e dagli spot propagandistici della peggiore restaurazione: la distruzione del bancomat- ripresa puntigliosamente con inquadratura fissa – aiuterà il sistema bancario più del cerchio per terra di Mediolanum.
Nemmeno tanto paradossalmente il benessere le sue aspettative di sicurezze effimere e di superflue comodità, rende inadeguati alla vita e alla lotta. Eppure oggi – non sorprendentemente – stiamo peggio che nel ’60, stiamo peggio che a Genova o a Reggio Emilia. Perché ci siamo inclusi in sistemi di protezione egoistica, di diffidenza funzionale a garantirsi un presente facile e consolatorio, di isolamento utile alla mantenimento di privilegi mediocri e rassicuranti. Il benessere anestetizza di fronte al malessere, che quando esplode ci trova impreparati anche alla rivolta.

A pensarci bene circola una specie di riprovazione perché non siamo stati indignados regolari, secondo i criteri taciti ma imperiosi della globalizzazione. I soliti italiani indisciplinati e cialtroni. Ma io li ho visti, c’ero ieri. C’erano le ragazze belle e giudiziose come sulla copertina di Noidonne, c’erano le coppie anziane e partecipi, come nei manifesti del PCI, c’erano le famiglie con le carrozzine che giustamente a chi criticava la presenza dei bambini, rispondevano che da anni il presidente del Milan sollecita a andare allo stadio dove si corrono più rischi che a Piazza San Giovanni. C’era una bella maggioranza insomma meno silenziosa del solito.

Ma poi c’erano i ragazzi, molti dei quali nati e cresciuti con Berlusconi al potere. Incuranti degli altri, svegliati dall’indifferenza e resi sensibili da emergenze che li toccano anche individualmente, ieri protetti da una cultura familistica oltre che da organizzazioni patriarcali e oggi esposti e vulnerabili dalla rottura violenta di ogni patto generazionale. Colpiti dal messaggio terrifico e martellante di un domani senza futuro, una promessa minacciosa di incertezze vissute da marginali nelle pieghe del rovinoso declino dell’Occidente.

E cosa volevate aspettarvi, che inalberassero cartelli con citazioni di Sen, che chiosassero Greenspan, che interpretassero Krugman? Io sono incantata del fatto che non siano talmente letargici da vivere dentro al Grande Fratello o Amici come abbiamo permesso che potesse accadere. Io sono estasiata che malgrado li abbiamo addobbati di i pod i phone cellulari e annichiliti da promesse di garanzie di fondi di integrazioni pensionistiche, abbiano alzato la testa a visto che il cielo è nuvoloso. Io sono soddisfatta che non si siano lasciati sopraffare dall’intimidazione e fossero tanti e avessero persuaso ad esserci anche pavidi genitori, renitenti insegnanti, schizzinosi ex movimentisti.

Eh si hanno incendiato delle macchine. Eh si hanno preso a mazzate dei bancomat. Niente rispetto alla voluttà distruttiva dei ragazzi di Londra o Parigi. Ma simbolica di una ribellione contro un capitalismo che non ha saputo mantenere nemmeno le sue prerogative, contro una finanza talmente vorace da divorarsi. E c’è qualcuno che si lagna perché in una inquadratura si vede un poliziotto di mezza età che sta a guardare la distruzione sistematica di un sportello bancario. Beh a me sembra che sia un segno di democrazia che, malgrado Berlusconi, non sia convinzione generale che si debba menare un ragazzino sia pure scemo per difendere un bancomat.

Io sono poco incline a dietrologie grandi vecchi e manovratori occulti. Qualche antagonista professionale magari ci sarà. Ci sarà qualche infiltrato, ma anche quelli sono nello spirito del tempo, c’è chi infiltra i suoi agenti in rai in parlamento nelle istituzioni. L’importante è semmai riconoscerli e ieri mi pare che in parte ci siamo riusciti.

Ma poi c’è una disperata rabbia, c’è la provocazione, c’è la violenza. Di ragazzini maleducati alla civiltà un po’ meno però dei loro genitori. Che hanno sopportato l’inumana inciviltà del primato del profitto avido e criminale, della sopraffazione razzista e xenofoba, della rinuncia ai diritti in nome di una supposta necessità. Può darsi ci fosse tutto ieri, ragazzini scriteriati, provocatori, infiltrati, qualche fascista cui piace il casino, attempati democratici e disillusi sistematici. Ma francamente se esprimo riprovazione per le intemperanze, come il Simplicissimus non mi sento di solidarizzare con proprietari di jaguar o di suv. O con il sistema bancario offeso nei suoi sportelli più cari. Mi preoccupa invece la smania di restaurazione, di ripristino dell’ordine costituito, bipartisan e difensivo di una cattiva politica messa all’angolo. E mi preoccupa guardandomi indietro, l’istinto alla coazione del mercato e del profitto, che quando è in crisi sceglie una strada per stabilire il suo orrendo ordine mondiale.


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