Sembrano usciti da vecchi romanzi che parlano di case abbandonate e luoghi senza tempo, gli scatti della fotografa inglese Rebecca Litchfield, classe 1982.
L’artista, che ha viaggiato attraverso l’Europa con l’intento di immortalare luoghi abbandonati, ha voluto donare dignità e memoria storica a questi spazi.
Ecco quindi che dal Belgio alla Polonia, passando anche dall’Inghilterra, il Lussemburgo e la Germania, fra il 2012 e il 2014 la Litchfield ha raccolto una serie di immagini che hanno dato origine alla Galleria fotografica intitolata “Orphans of time”, ovvero “Orfani del tempo”.
Una vecchia stanza polverosa, con un pianoforte rotto e una vecchia poltrona coperta parzialmente da un telo bianco, diventano fonte di interesse. Ovunque macerie che potrebbero derivare da semplici cedimenti strutturali causati dal tempo, così come
Ognuno può vederci ciò che meglio crede. Sul piano ci sono ancora gli spartiti musicali, un libro è appoggiato sul comodino, tracce di vita, oggetti di esistenza quotidiana che è stata e della quale ora non si sa più nulla. E ancora, una biblioteca abbandonata sepolta da polvere e ragnatele, quadri di bambini, vecchi passeggini, biciclette consumate.
Luoghi bui e deserti, dove penetra una luce chiara ed abbagliante a mettere in risalto particolari ai quali nessuno faceva più caso da anni, tornati, per il breve tempo di uno scatto, ai loro antichi splendori. Un letto sfatto, che sembra essere stato abbandonato in tutta fretta, forse perché c’è stato poco tempo.
Una sala da ballo, una cabina di controllo, luoghi che hanno accolto una moltitudine di gente. Interni ormai in sfacelo che ancora parlano dei loro proprietari, di storia, di gente che ci ha vissuto. Una sveglia, ferma sulle 7 e 20 del mattino, chissà di quale anno, che racconta di gesti quotidiani.
Sussurri, voci, bisbigli, case dove si annidano fantasmi come nel film “The Others” con Nicole Kidman. Luoghi che un tempo hanno prosperato e vissuto i loro fasti, mentre adesso si trovano “orfani”, “raminghi”, “randagi”, in balìa del tempo che è passato e li ha “congelati” in attesa di ciò che più non tornerà.
Ambienti di polvere e macerie sotto cui palpita ancora il ricordo della vita. Il 25 marzo 2014 il quotidiano Repubblica ha dedicato uno spazio a questo singolare reportage. Così tutti abbiamo potuto “vedere” con gli occhi di Rebecca Litchfield.
Written by Cristina Biolcati