Oggi vi raccontiamo una storia, fatta di passioni e iniziata in quel di Los Angeles con un trailer evocativo che ha lasciato il pubblico nello stupore più totale. Finalmente è disponibile su Xbox One e PC (atteso prossimamente anche su Xbox 360) il nuovo e attesissimo gioco dei Moon Studios “Ori and the Blind Forest“, un platform game in chiave metroidvania, accompagnato da un fascino lussureggiante e magico, che dietro una schiera di brillanti colori e un level design da sogno nasconde un livello di difficoltà veramente tosto, capace di mettere alla prova anche il più esaltato dei videogiocatori. Siete pronti alla sfida?
Passione, l’amore di un padre verso un figlio, la morte, la salvezza e un cattivo di turno con dei propositi più che validi vanno a creare lo story-telling imbastito da Moon Studios. Una linea storica fatta da ben pochi dialoghi e filmati ma capace di catturare e trasformare in emozioni grandissime i disegni sapientemente realizzati dallo studio interno di Microsoft. Per finire un livello di sfida arduo come ben pochi nel panorama ludico, capace di tenerci in pugno per tutta la durata dell’avventura e farci arrabbiare come bestie all’ennesima morte, ma anche in grado di esaltarci, portarci alla soddisfazione e all’applauso per il semplice, ma emozionante epilogo. Ori and the Blind Forest, arriva con poche pretese sul mercato, ma con un grande cuore. Titolo magico, platform game dalle mille sfaccettature e una varietà di situazioni che lo rendono uno dei prodotti più belli in circolazione. Il gioco sviluppato da Moon Studios e prodotto da Microsoft riesce ad emozionare e a commuovere con la dolcezza e la delicatezza degli eventi e dei suoi personaggi, a cominciare dal suo piccolo tenero protagonista, il piccolo Ori: una creatura magica che spersa in una triste notte, viene trovata e adottata da Naru (una sorta di Orso) il quale con tutto il suo amore cresce il piccolo guardiano bianco. I due diventano effettivamente padre e figlio, condividendo una dualità e momenti veramente unici. Il bello è che la bravura dello sviluppatore è proprio quella di raccontarci, ma anche lasciare a propria ispirazione, il bellissimo rapporto tra i due, spiegato solamente nel piccolo ma significativo prologo. Prologo che farà da input al gioco vero e proprio, difatti l’albero magico della foresta molto presto richiamerà Ori a sé con una fortissima luce che desterà non pochi malumori nella foresta, e il povero Naru per non perdere l’amato figlio si rifugerà così nella sua tana, ma ben presto il tempo farà il suo corso… Il cibo finirà… E Ori si ritroverà nuovamente solo ad affrontare una foresta nel frattempo morta. Ovviamente non spoileriamo il susseguirsi degli eventi, ma starà a noi scoprire il perché e il come di tutto questo, e così aiutati da Sein, uno scintillante amico che ci accompagnerà e fornirà supporto bellico, ci avventureremo nella più sfrenata delle avventure per risanare la foresta di Nibel e il grande albero, ripristinando i vari elementi chiave del mondo. Ma il nostro compito, purtroppo, non sarà così semplice.
NON ABBASSARE MAI LA GUARDIA ORIDopo un prologo emozionate e tragico a dir poco, eccoci di fronte al gioco vero e proprio, un platform/action/adventure in stile metroidvania, che riesce nel compito di intrattenere e sfidarci durante una lunga sessione da trial&error puro. La morte difatti sarà una prerogativa in Ori and the Blind Forest, ed anche se sarà possibile finire il gioco senza mai morire (così dicono gli obiettivi), siamo più che convinti che la frustrazione verrà a farvi visita più di una volta nel corso dell’avventura. “Muori e ripeti, muori e ripeti,” sarà la prerogativa numero uno, ma la voglia di finire, scoprire e esplorare l’enorme mappa messa a disposizione da Moon Studios, andrà oltre qualsiasi causa di fallimento o difficoltà incontreremo nel corso del gioco. Dunque, prendiamo il controllo dell’agilissimo Ori e ci avventuriamo in un mondo di gioco costellato da enigmi, segreti e una mappa tutta da scoprire nel nostro avanzare. Da buon metroidvania, oltre a non rendere disponibili alcune location da subito, ma solo allo sblocco di determinati poteri, che vi porteranno a tornare sui vostri passi più e più e volte, il gioco non mostra nemmeno la mappa che rimane oscurata fino al nostro avanzare, scoprire e o semplicemente recuperando vari frammenti che ci sbloccheranno pezzi di mappa. Esplorare il mondo di gioco, oltre a portarci via tantissime ore, richiederà anche enormi abilità, alcune sbloccabili attraverso un ramo di abilità, dove potenzieremo Ori attraverso punti esperienza accumulati dai nemici, altre invece recuperabili da alberi magici che ci doneranno nuove features, permettendoci di avanzare oltre le varie situazioni prima inaccessibili. Da buon platform game ogni nuova abilità sarà strettamente legata al salto, infatti Ori, con l’ausilio di Sein potrà attaccare i vari nemici in modo automatico, ma l’attacco ci è sembrato più una mera bozza, inserita ma non volutamente sfruttata dallo sviluppatore, che ha concentrato tutte le sue energie sui vari salti e sulle situazioni più disparate, che richiederanno non poca abilità e fortuna per essere superate. Incontro al giocatore, viene una risposta ai comandi perfetta e un sistema di salvataggio molto strano, ma che si è rivelato sia utile, sia maledetto in alcune circostanze. Ori and the Blind Forest permette di salvare in quasi ogni momento (a patto di aver accumulato abbastanza energia da creare un checkpoint), e a sua volta, costringendoci a ricordare di salvare realmente, cosa che di tanto in tanto magari dimenticheremo, trovandoci a ripetere un pezzo bello lungo e difficile.
Di fronte ad un gameplay ostico, ma capace di regalare grandi soddisfazioni, troviamo uno dei punti di svolta del gioco, anzi uno dei fattori che ha contribuito maggiormente al successo del titolo di Moon Studios, ovvero il suo comparto tecnico. Dalla sua prima apparizione in quel di Los Angeles, l’interesse verso Ori è stato puramente verso un level design sontuoso, il quale oltre a dare credito e fama al gioco, si è mantenuto in fase di release, accompagnato da un gameplay ottimo. Ad una costruzione dei livelli geniale e magistrale si intravedono anche grandi tocchi di classe qua e là, capaci di farci innamorare e trasportare in un mondo che vive intorno al nostro personaggio. Oltre al respawn quasi immediato dei nemici, troviamo anche un character design ottimo, decisamente onesto, pulito e che ben delinea i personaggi principali ma anche i vari nemici, alcuni solo di diversi colori, ma tutti decisamente ben caratterizzati. Per quanto riguarda il lato tecnico, il gioco gira a 1080p a 60 frame al secondo (qualche rallentamento purtroppo lo si nota in fasi decisamente concitate, oltre a qualche problema con il multi-tasking di Xbox One), effetti particellari e di luce incredibili, disegni ricreati a mano spettacolari e personaggi animati in modo meticoloso, che danno ad Ori and the Blind Forest quel tocco da quadro in movimento che tanto ci è piaciuto in ogni singolo livello o momento del gioco. Un vero splendore ricreato grazie ad Unity, che non solo rimane esente da caricamenti per tutta la mappa o la sessione di gioco, ma regala scorci da favola che difficilmente dimenticheremo una volta finito. A fare da contorno non poteva mancare una colonna sonora unica creata dal compositore Gareth Coker, perfettamente realizzata e ottima compagna delle nostre avventure, e un parlato in lingua inventata che rende l’avventura ancora più immersiva, anche grazie alla voce fuori campo, capace di raccontare le situazioni in poche, ma decisamente azzeccate parole.