Origini e ricetta del capitone alla napoletana

Creato il 22 dicembre 2014 da Vesuviolive


Tra i tanti e caratteristici piatti del menù natalizio napoletano non può mancare il capitone, cucinato come vuole la tradizione, ovvero impanato e fritto. Ci sono anche le varianti in umido ed alla griglia, sicuramente più leggere.

Per tradizione i capitoni vengono venduti vivi: passeggiando per i mercati più caratteristici di Napoli, nel periodo natalizio, è ordinario vedere grosse vasche azzurre nelle quali i capitoni sguazzano nell’acqua dolce da cui sono ricoperti. I prezzi per un buon capitone oscillano in media tra i 18 ed i 20 euro al kg. Si tratta di un prodotto abbastanza pregiato.

I napoletani chiamano capitone la femmina dell’Anguilla anguilla, nome scientifico del pesce in questione. Il termine deriva dal latino “caput”, che significa testa. Curiosa e molto antica è la storia di questo piatto. Ci sono varie teorie, legate alla ricchezza del mare ma la più attendibile è legata alla superstizione: il piatto veniva preparato e portato in tavola, durante la cena della Vigilia di Natale, per allontanare la negatività e la malasorte dalla vita delle persone della famiglia in questione. Il capitone, pur essendo un pesce, ricorda in effetti un serpente… Si sa che i napoletani in generale sono molto superstiziosi!

Ecco la ricetta:

Ingredienti

1 kg di capitone eviscerato
qualche foglia di alloro
farina
olio di semi di arachide
sale

Procedimento

Pulite e lavate il capitone sotto l’acqua ed asciugatelo con carta assorbente o uno strofinaccio pulito. Tagliatelo a pezzi quindi infarinatelo e friggetelo a fuoco medio ed in olio ben caldo, in cui avrete immerso le foglie di alloro. I pezzi devono diventare croccanti e dorati. Lasciate colare l’olio in eccesso su carta assorbente e serviteli subito su un altro piatto da portata.


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