Origini e ricetta della frittata “allo scammaro”

Creato il 18 giugno 2015 da Vesuviolive

Tra i piatti tipici e poveri della tradizione culinaria campania, si annovera la frittata allo scammaro, variante della famosa frittata di maccheroni, che però non prevede l’uso delle uova ed è costituita da ingredienti magri.

Quali sono le origini dell’appellativo “allo scammaro”? La storia è davvero curiosa: durante la Quaresima, alcuni monaci, nonostante l’osservanza religiosa di non mangiare carne, erano soliti consumarne per questioni di salute, chiusi nelle loro camere per rispetto nei confronti di coloro che rispettavano il dogma religioso. Fu coniato un nuovo termine “scammerare”, per definire questo modo di mangiar magro. Ippolito Cavalcanti, il Duca di Buonvicino, sperimentò per i monaci questo nuovo piatto, che fu molto apprezzato. Nel 1837 inserì la ricetta nel libro “Cucina Teorico Pratica”. 

Di seguito riportiamo la ricetta:

Ingredienti

500 gr di vermicelli
300 gr di olive nere
capperi, uvetta e pinoli q.b
alici sott’olio
olio
aglio
sale, pepe, prezzemolo Procedimento Cuocete i vermicelli, scolateli al dente e lasciateli raffreddare, versandoci un filo d’olio, in modo tale che non si attacchino.
Nel frattempo fate rosolare l’aglio, aggiungete i pinoli, i capperi, le olive snocciolare, l’uvetta ed infine le alici. Lasciate cuocere giusto per qualche minuto. Togliete dunque l’aglio e fate rosolare e condite i vermicelli col sugo e condimento ottenuto.
Cuocete dunque la frittata da entrambi i lati, aggiungendo il prezzemolo ed il pepe. Lasciate raffreddare e servite. Buon appetito!

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