Dopo la sottrazione delle risorse finanziare, il governo Monti ,sulla scia del precedente e con l’incoraggiamento della Troika europea, sta mettendo mano ai più intimi meccanismi che regolano la scuola e ne garantiscono il funzionamento. Ovviamente al centro di ciò, c’è la principale risorsa di cui l’istituzione scolastica si serve, ovvero il personale docente e non , già svilito e mortificato da anni e anni di precariato, incertezze ed instabilità.
Il famigerato “concorsone” ,di cui si parla in questi giorni, è l’ennesimo attaccato al sistema-scuola volto a colpire un assodato sistema di reclutamento che si è sempre servito di un equo strumento come le graduatorie. Sottoporre nuovamente a valutazione tutti coloro che sono entrati in graduatoria grazie all’abilitazione e alla vittoria del precedente concorso, è inammissibili alla luce del fatto che le persone in questione hanno maturato ormai anni e anni di servizio ( dunque hanno già ampiamente dimostrato di essere idonei e pronti per il passaggio in ruolo). Questo aspetto potrebbe passare inosservato soprattutto ad un occhio profano, ma in relazione alla situazione generale risulta significativamente allarmante. La scuola , come da tempo sosteniamo, è stato un ottimo campo per sperimentare la flessibilità e la precarietà lavorativa e anche stavolta non smentisce la predestinazione a tale ruolo. Accettare che del personale ultra qualificato, su cui la scuola ha fatto affidamento negli ultimi 25 anni, sia sottoposto ad un’ulteriore brutale selezione ( 12mila posti a fronte di 200mila concorrenti) in vista di una definitiva stabilizzazione, altro non è che un modo sia per introdurre il “metodo Marchionne” nel settore pubblico sia per eliminare buona parte dei precari che non supereranno il concorso.
In parole povere, i lavoratori della scuola, nonostante i titoli e il servizio, non potranno mai sentirsi forti di alcun diritto acquisito perché costantemente sottoposti allo stillicidio dei concorsi che, stando alla dichiarazioni del Ministro, diventeranno l’unico e solo strumento di reclutamento.
A questo si aggiungono le scandalose preselezioni dei TFA, costate ai partecipanti ben 120 euro a classe di concorso, che hanno fruttato tanti denari alle casse ormai vuote delle università italiane. Ben 176mila neolaureati e docenti precari non abilitati con anni di servizio (che stando alla normativa europea, sono idonei all’insegnamento a tutti gli effetti) ,si sono sottoposti a dei test impossibili e addirittura formulati erroneamente da parte dei tecnici del Miur. Non curante di ciò, il Ministero sta proseguendo con le selezioni ,sbandierando tale operazione come la restaurazione della meritocrazia .
L’opinione pubblica, ubriacata dalla propaganda ministeriale e dai titoloni dei giornali, reputa che il calvario del personale precario della scuola finalmente si sia concluso e che per scuola si stia inaugurando un nuovo corso di meritocrazia e qualità. Peccato che questa convinzione faccia a pugni con la realtà delle cose, ovvero con scuole sempre più ingovernabili e a rischio chiusura a causa degli accorpamenti e razionalizzazioni dovuti ai piani di dimensionamento scolastici regionali ( i dirigenti si troveranno a reggere tre e più presidenze di istituti diversi), con la mancanza di denaro che inesorabilmente inciderà sulla didattica ( si veda l’impossibilità di nominare subito un supplente o una insufficiente copertura delle ore di sostegno per gli studenti disabili), con un corpo docente sempre più avvilito nella sua dignità professionale e dunque sempre più demotivato ( gli insegnanti che vedono la propria pensione posticipata negli anni venturi,i perdenti posto e i precari sempre più precari sono uno dei mille volti di questa categoria di lavoratori) , con la mancanza di un reale potenziamento delle strutture e infrastrutture che sostengano il diritto alla studio soprattutto degli studenti provenienti da aree o condizioni di disagio, con una scuola mai ripensata e riformata realmente sotto il profilo didattico e pedagogico capace di accogliere e valorizzare tutte le intelligenze.
In un momento così drammatico per la nostra Isola, dove è tangibile verificare che la mancanza di speranza e la difesa ad oltranza di certe realtà economiche nasce da un’ assenza di idee innovative e nuove prospettive, in primis ,culturali, è necessario ribadire la centralità dell’istruzione e della scolarizzazione.
Se la Regione Sardegna è pronta a salvare le miniere con un ingente impiego di denaro pubblico, a maggior ragione dovrebbe ripristinare e tutelare le scuole nel territorio.
Il problema di base, però, è l’assenza di una volontà politica e di una certa visione di società caratterizzata da cittadini realmente consapevoli delle proprie scelte.
Dunque non ci rimane che disconoscere anche a livello elettorale ,tutte quelle forze politiche che favoriscono a tutti livelli e in tutti i modi , il processo di smantellamento della scuola pubblica statale con la complicità di quei sindacati che,tacitamente, stanno accettando e sostenendo l’espulsione e la precarizzazione ulteriore del personale della scuola.
Oristano: l’attuale situazione della Scuola vista dal Coordinamento dei Precari Scuola
Creato il 03 settembre 2012 da Yellowflate @yellowflatePossono interessarti anche questi articoli :
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