Oro ancora in crisi, discesa record dal 1999

Da Mrinvest

Oro ancora in crisi, discesa record dal 1999
INVESTIRE IN ORO

L’oro continua a perdere terreno, pagando – come già avevamo annotato nel nostro precedente approfondimento – la prospettiva di una ravvicinata stretta di politica monetaria da parte della Federal Reserve, il conseguente rafforzamento del dollaro e la generale ritirata delle materie prime. Una combinazione micidiale per la tenuta del lingotto, in grado di mettere a pericolo il proprio tradizionale potere di attrazione come bene rifugio.

Al di là delle riflessioni che abbiamo già formulato nella scorsa settimana, ricordiamo come il metallo prezioso abbia terminato la settima consecutiva settimana di ribassi, per una serie negativa che non si vedeva dal 1999, dall’allora periodo maggio – giugno. Da inizio 2015 il metallo prezioso ha perso il 7,5% del suo valore, e dai recenti massimi annuali raggiunti in giugno la flessione è addirittura in doppia cifra (- 10%).

Come già ricordato, la prospettiva che la Federal Reserve possa cominciare ad alzare i tassi di interesse già in occasione del vertice di settembre ha tenuto l’oro nel mirino delle vendite, solo parzialmente attenuate. Giungono inoltre dati molto solidi sul fronte del mercato del lavoro statunitense, i quali non hanno potuto che rafforzare le possibilità che la Banca centrale non aspetti fino a dicembre per avviare l’attesa strategia di rialzo dei tassi di interesse, oramai vicini allo zero dal dopo crisi del 2008.

Il posizionamento al ribasso sul metallo prezioso è dunque in corso da tempo, e secondo la maggior parte degli analisti potrebbe continuare, rendendo temporaneo qualunque recupero. In un clima di tassi che si spingono verso l’alto, d’altronde, gli investimenti che non offrono rendimenti tendono ad essere penalizzati, come sta accadendo per l’oro.

Secondo quanto infine calcolato da Barclays, perfino in giugno, all’apice delle difficoltà elleniche, gli investitori hanno ritirato almeno 480 milioni di dollari da prodotti finanziari legati al prezzo dell’oro. Negli ultimi due mesi la fuga da Etf e simili ammonta invece a un miliardo. Gli analisti dell’istituto di credito indicano altresì che esiste una domanda limitata per l’oro come investimento sicuro, e che è dal settembre 2014 che il metallo prezioso continua a deludere in termini di prestazione, quando paragonato ad altri asset rifugio.

“Non ci sono oggi molte ragioni che possano fermare la Fed” – ha dichiarato sulle pagine del quotidiano Il Sole 24 Ore Ric Spooner, chief market ananlyst di CMC Markets – “e non ci sono al momento molte ragioni automatiche perchè gli investitori comprino”.


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