Oro, la Germania sta recuperando quello sparso nelle Banche centrali
INVESTIRE IN ORO
La Germania sta lentamente recuperando l’oro affidato in custodia alle Banche centrali di Stati Uniti, Inghilterra e Francia. A scrivere di questa operazione, a lungo tenuta segreta, è il quotidiano Italia Oggi, che cita come la Bundesbank, la Banca centrale tedesca, non stia dando alcuna spiegazione (sebbene non sia impossibile intuirne i motivi).
Ma cosa potrebbe accadere con tale transazione? L’operazione non è di per sè priva di riflessi internazionali, considerando che le riserve auree tedesche sono le più grandi al mondo, dopo quelle americane: in tutto, 270 mila lingotti, pari a 3.384 tonnellate, dal valore oscillante, pari a fine 2015 a 109 miliardi di euro. Nel 2012 il valore era esattamente di 137,5 miliardi, e proprio nel 2012 appena il 31% di tutte le riserve era custodito in patria.
Stando ai piani, entro il 2020, 674 tonnellate dovranno varcare l’Atlantico per rientrare a Francoforte, arrivando a superare il 50%. Anche se, prosegue il quotidiano, dalla Bundesbank consigliano che sarebbe bene non usare il termine “rientro”, valutato che questi lingotti sono sempre rimasti all’estero, principalmente per ragioni di sicurezza: fino alla riunificazione delle Germanie, nel 1990, appena 77 tonnellate d’oro si trovavano a Francoforte.
Ma il confine con la Ddr comunista in linea d’aria era a circa un’ottantina di chilometri – precisava il quotidiano in un interessante approfondimento curato da Roberto Giardina -. “Secondo le previsioni della Nato, i panzer dell’Armata rossa, in caso di conflitto avrebbero conquistato in poche ore la Manhattan sul Meno come ironicamente viene definita la capitale finanziaria del continente. E in tre giorni sarebbero giunti in Olanda. Meglio tenere l’oro Oltreoceano, o almeno a Parigi”.
Curioso però notare che per il momento la Germania ha richiesto un quinto delle tonnellate di oro conservate a Fort Knox, ma non sia stato richiesto nemmeno un lingotto di quanto custodito a Londra.
Tornando alle motivazioni di tale iniziativa, il quotidiano concludeva ricordando che per il Bundesrechnungshof tedesco, sarebbe meglio avere i lingotti a portata di mano nel caso che una futura crisi renda necessario convertirli in valuta. E così, nel 2013 sono tornate 157 tonnellate, e altrettante nel 2014. Ignoti i dati dei “rientri” (il virgolettato è d’obbligo) nel corso del 2015, anche se una parte (quasi 3 tonnellate) sarebbe stata utilizzata dal Ministero delle Finanze per poter coniare delle monete d’oro.