Alla fine nessuna sorpresa. A giocarsi La Notte Degli Oscar sono stati "The Artist" e "Hugo Cabret", i due titoli con maggiori nomination al seguito.
Cinque statuette a testa che portano con sé però un peso specifico completamente differente.
Come era stato annunciato la pellicola di Martin Scorsese ha fatto incetta di premi tecnici, portandosi a casa la migliore fotografia, la migliore scenografia (degli italiani Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo), il miglior montaggio sonoro, il miglior missaggio sonoro e i migliori effetti speciali. Invece "The Artist" è riuscito ad aggiudicarsi i premi che contano maggiormente: miglior film, miglior regia, migliore attore protagonista, miglior colonna sonora e migliori costumi.
Tutto troppo prevedibile e scontato e, a voler essere cattivi, nemmeno molto corretto.
Perché vedere "The Tree of Life" rimanere a mani vuote è un ingiustizia impossibile da digerire e il segnale che l'Academy da troppi anni ormai stia premiando i film secondo un criterio quantomeno discutibile si sta facendo sempre più potente. Tornano in mente, per esempio, titoli come "Il Discorso del Re" o "The Millionaire", premiati in maniera assolutamente sopravvalutata e sbiaditi autonomamente dal corso del tempo. Sorte che, a parer mio, capiterà quasi certamente anche a "The Artist" non appena terminato il suo momento d'oro.
La categoria dei migliori attori una piccola sorpresa l'ha regalata però.
Da anni avevamo cominciato a pensare che la nomination (obbligatoria) a Maryl Streep fosse diventata una tradizione da rispettare per ricordare al mondo intero quanto lei fosse la migliore in assoluto, non c'era bisogno che prendesse il premio, il suo premio era la nomination in loop. Deve essere stato questo discorso quest'anno a mandarci fuori strada e a prendere sotto gamba la sua nomination alla migliore attrice per l'interpretazione di Margaret Thatcher. Davamo per scontato che con due Oscar già vinti l'Academy avrebbe continuato a celebrarla ancora una volta senza premiarla. E invece il tris finalmente è stato compiuto, a spese di Viola Davis purtroppo che probabilmente ci sarà rimasta male proprio per averla pensata erroneamente, compiendo lo stesso nostro ragionamento. Stà di fatto che quando Meryl Streep vince un premio nessuno può permettersi di obbiettare. Meglio tacere e accettare.
Per gli altri zero sorprese: Jean Dujardin sbaraglia la concorrenza e si prende la statuetta per il migliore attore, Christopher Plummer idem e prende il premio come migliore attore non protagonista e Octavia Spencer, molto più che meritatamente, si porta a casa quello per la migliore attrice non protagonista.
Per le sceneggiature trionfano Woody Allen e "Midnight In Paris" per quella originale e Alexander Payne e "Paradiso Amaro" per quella non originale. Il miglior film d'animazione poteva essere solo "Rango" e così è stato mentre l'Iraniano "Una Separazione" è il miglior film straniero.
Tutto il resto è noia. Assoluta. Il ritorno di Billy Crystal alla conduzione non ha portato la giusta verve desiderata e sperata. La serata è stata fiacca e soporifera, molto simile alla conduzione dello scorso anno con James Franco e Anne Hathaway, altro problema a cui l'Academy dovrebbe iniziare a far fronte.
Ma per quest'anno ormai è andata così.
Ha vinto il cinema muto. Ha vinto "The Artist".
Anche se dentro di noi la sensazione che a vincere veramente sia stata la banalità, l'ingiustizia e la noia è assai più forte.
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