Quali sono i 9 nominati come miglior film dell’anno agli Oscar 2013 e che cosa ne pensa la blogosfera? Scopriamolo immediatamente.
MA PRIMA: VOTATE IL VOSTRO FILM PREFERITO TRA I NOMINATI AGLI OSCAR 2013 NEL SONDAGGIO A DESTRA.
Michael Haneke con Amour realizza il suo film più violento, pregno di una brutalità altra da quella vista in alcune sue opere precedenti. Non ci sono le sanguinose mazzate da golf di Funny games, né la strisciante indagine sul male de Il nastro bianco, né la claustrofobica forzatura della privacy di Niente da nascondere. In Amour punta la macchina da presa sulla malattia, la vecchiaia, la morte, senza tralasciare alcuno dei dolori annessi e connessi. E’ violento perché ci colpisce sul nervo scoperto che accomuna tutti: gli affetti, gli amori e la nostra relazione con essi col sopraggiungere di ciò che non possiamo controllare. Ma amor vincit omnia? Onesto e spietato
Amour ha il pregio di mostrare la morte (quella che più temiamo: la vecchiaia, la malattia...) al pubblico occidentale che di morte non ne vuole nemmeno sentire parlare. Stefano Uboldi, I Cineuforici
Perché infliggersi la visione estremamente realistica di una donna colpita da ictus con conseguente disabilità motorie, di parola, cognitive? […]Perché i corpi di morti ammazzati dei film spettacolari non ci riguardano. Invece questo corpo ci riguarda. Non è cinema. E’ una finestra aperta sulla nostra vita. Sono i neuroni specchio che si attivano e ci fanno vivere quella sofferenza. Dallo schermo al nostro, di corpo. Neurobioblog
Ciò che ne è rimasto alla fine è stato unicamente l'amore, l'amore più puro e reale, il più lontano possibile da quelle che sono le melensaggini da Baci Perugina, o dalle frasi romantiche ad effetto. Un amore non idealizzato, quotidiano, che si vede nei gesti o anche in un semplice discorso. L'amore quotidiano che è resistito anche dopo una lunghissima convivenza, e che fa rimanere vicino alla persona anche quando questa inizia il suo maggiore degrado. Il vedere quell'uomo anziano e stanco continuare a proseguire questa odissea maligna e negativa senza staccarsi da una donna veccia, sempre più imbruttita e sminuita dalla malattia, mi ha fatto capire che l'amour che da titolo al film è veramente un qualcosa di assoluto. Giacomo Festi, Recensioni ribelli
Il risultato è un film ben costruito, un thriller che gioca sugli stati emozionali dei protagonisti e degli spettatori stessi, rallentando il ritmo della narrazione solo raramente e facendo sì che chi guarda possa restare incollato alla sedia per due ore senza quasi accorgersene. Fabrizio Reale, Laboratorio di cinema
Un film sincero, diretto da un autore che vuole raccontare le cose come sono avvenute realmente, evitando facili sentimentalismi, e di questi tempi, è una cosa più unica che rara. Arwen Lynch, La fabbrica dei sogni
Ben Affleck è consapevole di essere un attore mediocre e dalla carriera non raffinatissima e sembra quasi voler chiedere scusa se uno come lui da un po' di anni si dedica con successo alla regia (scuse pienamente accettate Ben!); ho percepito come una costante e piacevole modestia in questo film, un senso di riguardo, di semplicità generale e di autoironia quanto basta. Margherita, Nulla di preciso
Se un indizio può non voler dire niente e due indizi possono rappresentare un semplice caso, al terzo non c’è più spazio per i dubbi. Il terzo è una prova. Argo è una prova. Prova di cosa? Prova che Ben Affleck è un dannato grande regista. Uno dei migliori in circolazione negli USA al momento. Chi l’avrebbe detto? Probabilmente nemmeno lui stesso. Cannibal Kid, Pensieri Cannibali
Che si sappia: nella notte degli Oscar il mio pensiero sarà Argovaffanculo! Perché, dopo averlo visto con colpevolissimo ritardo, adesso posso dirlo: il film di Ben Affleck è una grande ficata. Dantès, Montecristo
Django Unchained è probabilmente il suo film più maturo. Allo stesso tempo, è comunque un film cazzaro, spassoso, folle, splatter e divertentissimo. Quentin insomma è come Peter Pan. Un Peter Pan imbastardito. Non crescerà mai. E Dio lo benedica per questo.
Cannibal Kid, Pensieri Cannibali
Sceneggiatura come al solito sopraffina, vincitrice di un golden Globe, candidata all'Oscar (scandalo se non vince! E stigrancazzi,nooo?), piena zeppa di trovate al limite della logica..ma chi se ne fotte quando la scelta estetica e visiva è di questo livello.Uno script finalmente lineare, senza intrecci o montaggi schizzoidi. Maturo. Pieno.Sfacciato.Sinuoso e barocco.Così addentro le meccaniche della violenza su pellicola che risulta tollerabile e intollerabile nello stesso tempo. Giocher e Dottor Massis, Cinematografia Patologica
Tutto quello che avreste voluto vedere in un western, ma non avete mai osato chiedere. Giovanni Pili, Le recensioni di Robydick
Ch. Waltz sta a Tarantino come C. Eastwood sta a Leone. Ci voleva un regista veramente in gamba per rivelare la bravura di un attore fino allora sconosciuto. Se i giurati dell’ACADEMY apprezzeranno il suo parlare affettato, il suo arricciare i baffi, insomma il suo porgersi come macchietta… Cristoforo Valzer beccherà un altro Oscar. Il bibliofilo, Un paio di uova fritte
Un film stupendo, sì, ma un classico solo in potenza, abbastanza lontano dalla grandezza di istant cult assoluti come Pulp Fiction, il primo Kill Bill o anche l’opera minore Jackie Brown. […] Django Unchained è il ritorno sperato di un grande maestro, un Tarantino come non lo conoscevamo: più acuto e più imborghesito, più esperto e (stranamente) più statico e lento. Rumplestils Kin, Overexposed
Tarantino è probabilmente il miglior regista verticale in circolazione. Come riesce a scrivere personaggi e a costruire sequenze lui pochissimi altri al mondo. Il suo "problema", o almeno una delle poche cose che riesco ad imputargli è il non essere un gran maestro di orizzontalità di sceneggiatura, di racconto. […] In definitiva il solito grande film spettacolo di un regista da preservare. Ma che di orizzontale ha solo un pancione sempre più enorme. oh dae-soo, Il buio in sala
Tarantino, ormai figura unica e impareggiabile nel mescolare certi improbabili paradossi per un cinema weirdissimo e fuori da ogni schema (giusto Miike ha un approccio vastissimo e incontrollabile come il suo), capace di combinare il western con l’hip hop, l’ultraviolenza con la comicità da commedia disimpegnata (con tanto di Jonah Hill a fare da comparsata), il dramma storico con il pulp, dilagando e diluendo la storia con personaggi stratosferici che passano minuti e minuti a parlare con una classe, una potenza e una tensione che, in tutta sincerità, non si vedono da nessun’altra parte. Simone Corà, Midian
È noto che saltellare fra orrori, sopraffazione, ingiustizia e morte con umorismo e gusto per il surreale e la vendetta, porta i suoi bei frutti. Sempre apprezzabile la girandola di citazioni, Waltz (e il suo personaggio) sono adorabili, la comparsa simbolica di Wotan e quella sonora di Morricone ed Elisa lo sono altrettanto ma, a partire da come viene risolta la scena madre della cena nella Grande Casa di Candyland, è mia impressione, ma anche di certa critica, che nella seconda parte del film non si riesca a mantenere "l'altezza" della prima. Diciamo che da un otto e mezzo si plana ad un sette. Mulo, setaccio e piccone
Non un semplice western, ma la storia del riscatto e della vendetta di un uomo, un uomo nero, nel bel mezzo della tratta degli schiavi, nel Sud degli Stati Uniti, dove gli afroamericani erano trattati – e considerati – alla stregua di carne da macello. Siboney2046, Diario di un’ex stacanovista
La ridicolizzazione della violenza è il messaggio più forte che arriva al di qua dello schermo (emblematica la sequenza degli uomini a cavallo incappucciati), quel sangue sui fiori di cotone è forse la più affascinante delle metafore inserite nel film da Tarantino. Il sangue che realmente in quelle piantagioni hanno lasciato quei poveri schiavi, viene trasformato dal regista nel sangue di un bianco. Il sangue di una rivalsa, di una vendetta che lentamente si attenua tra il bianco del cotone. Valentina Orsini, CriticissimaMente
Silver Linings Playbook è un film clamorosamente bello. O magari no. È solo che provoca un effetto positivo. Mi fa stare bene mi fa stare bene mi fa stare bene ma non è (per fortuna) una canzone di Biagio Antonacci. Più che un film, è una cazzo di terapia. Cannibal Kid, Pensieri Cannibali
La regia, che è ancora più irrequieta e passionale del solito, con un uso “indisciplinato” dei movimenti di macchina che sembra richiamare l’incontinenza di Cooper; la capacità di costruire singole sequenze davvero memorabili (quasi tutte costruite su dialoghi serrati tra Tiffany e Pat, per esempio il loro primo disastroso appuntamento nel diner); e poi, una sceneggiatura piena di idee e di cuore che affronta lo scheletro della commedia sentimentale, i suoi limiti e anche la sua ricchezza, con intelligenza e sensibilità, pur sventolando una bandiera di indipendenza che forse non gli si addice del tutto. Kekkoz, Memoria di un giovane cinefilo
Il film di Russell semplicemente si fa largo nel dominio della forma, verso un lido sconosciuto, prendendo di petto personaggi che provengono da un'altra galassia, personaggi che non vogliono né scendere a patti con questo mondo, né rivoltarlo, tentano di capirlo e di introdurre un loro verbo, di accucciarsi in una parte precisa di questo pazzo mondo che è il nostro, sperando forse inutilmente di trovarci un senso. Cinema Orion
Esistenze strampalate condotte tra medicinali, gare di ballo e scommesse, momenti in cui i dolori sembrano prendere il sopravvento e altri in cui possiamo rilassarci. Questa è la vita, certo. Ma provate a viverla se siete bipolari e avete trovato vostra moglie nella doccia di casa vostra con un insegnante di storia. Normale che impazziate ogni volta che la radio trasmette la canzone del vostro matrimonio. Commedia dai toni grotteschi, ma mai superficiale, un assaggio di ottimo cinema. Il cinema secondo Guimas
Nel tentativo di riconquistare la moglie -alla quale non può comunque avvicinarsi- si imbatte in Jennifer Lawrence e... E queste cose qui succedono solo nei film! Che belli sarebbero, mentre tu corri, gli agguati di Jennifer Lawrence. Cioè dai, ma quando mai ad un certo punto nella vita... Vabbè. Lasciamo perdere. Bartleby Corinzio, da Facebook
"I miserabili" di Tom Hooper appartengono alle cose del cuore, e come tali più che spiegati vanno sentiti ed anche compresi. Smaccatamente empatici, sono capaci di lasciare annichiliti per la forza dei loro sentimenti. Nickoftime, I cinemaniaci
All'uscita dalla sala io e le mie compagne di visione siamo sbottate in un accesso di risa isteriche invocando un musical sui Malavoglia, con Hugh Jackman/Padron 'Ntoni che piange sui lupini perduti, spero che qualche cantautore particolarmente allegro come, che so, Riccardo Cocciante mi legga ed esaudisca il nostro desiderio. Babol, Il Bollalmanacco di cinema
Les Misérables è un bel film, epico ed emozionante, anche se forse a livello di regia avrebbe potuto/dovuto osare di più puntando all'eccellenza invece di limitarsi ad una trasposizione fin troppo aderente all'originale. Silvia, Vorrei essere un personaggio austeniano
Cos'è un musical senza uno, dico, neanche uno straccio di coreografia? Niente dialoghi che non siano più di due parole ogni mezz'ora, e questa è una scelta stilistica in linea col musical originale, però in pratica i personaggi cantano anche quando tossiscono e starnutiscono e questo alla lunga provoca (in)sofferenza.
Lucien, La teiera volante
Ma perché diavolo cantate seeempreeeeeeeeee? Vi fa così schifo parlareeeeeeeeee? Non se ne può davvero piùùùùùùùù e non mi resta altro che invocare Belzebùùùùùùù Perché diavolo diavolo diavolo diavolo diavolo diavolo (tutti in coro) DIAVOLO DIAVOLO DIAVOLO perché diavolo cantate seeempreeeeeeeeeee? Qualcuno me lo vuol spiegar? qualcuno me lo sa spiegar? La la la la la lalaaa? La la la la la la laaaaa? Les Misérables ti mando fuori di testaaaaaaa. Les Misérables ti fa gridare: “Ma bastaaaaaaa!”. Cannibal Kid, Pensieri Cannibali
Mi è sostanzialmente piaciuto, sebbene alla fin fine ero stanca di sentirli cantare: sono ai lavori forzati? Cantano. Sono disperati? Cantano. Pregano? Cantano. Sono sul cornicione? Cantano. Sono feriti? Cantano. Stanno per morire? Cantano. Stanno pensando? Cantano. Lavorano? Cantano (provate voi a cantare sul posto di lavoro e vediamo cosa succede). Leggono le lettere? Cantano. Per fortuna non appare Napoleone che canta a Waterloo altrimenti avrei bestemmiato!! Sailor Fede, Componente instabile
L'ultimo lavoro di Steven Spielberg probabilmente non è un capolavoro, né un'opera esente da difetti, né un film che passerà alla storia, ma ha quel talento, quello che solo poche grandi pellicole possiedono, di farti uscire dalla sala convinto di aver visto non uno, non due, ma tre film. E no, non mi riferisco alla durata, simpaticoni. Ester Moidil, Delicatamente perfido
Essendo per la maggior parte del tempo dedicato ai delicati equilibri tra potere legislativo e potere esecutivo, finisce con l'essere poco appassionante, sebbene non possa negarsi che rappresenti un'ottima lezione di storia e di ars politica moderna e contemporanea. Antonella Buzzi, Ho voglia di cinema
Piccola parentesi sul doppiaggio: ma, Favino? Ma che cazzo ti eri mangiato quando doppiavi Abe? Un pupazzo squittante per cani? Chicken Broccoli
Ne esce un film arduo, sì, ma dotato di una forza espressiva capace di spezzare le catene dell'insofferenza. Quelle stesse catene da gettare a mare, in un modo o nell'altro, per cancellare l'onta della schiavitù, porre un termine alla guerra, e correre finalmente verso la libertà. I vote Yes. Alessio Gradogna, Cinemystic
C’è una splendida storia, una delle più avvincenti della Storia americana, che ci racconta di un personaggio coraggioso come Abraham Lincoln. Paradossalmente, a mancare al film è proprio il coraggio. Lincoln il Presidente osava. Lincoln il film se la fa sotto. Cannibal Kid, Pensieri Cannibali
Quei grossi e ringhiosi Aurochs non solo non fanno più paura ma, in confronto ad Hushpuppy, appaiono piccoli cinghialetti d'allevamento che senza molti convenevoli, dopo aver devastato in lungo a in largo, se ne tornano nel loro inferno con la coda tra le gambe annientati su tutti i fronti da un piccolo pezzetto di un grande universo. Pio, Triccotraccofobia
Un dramma neorealista? Un ritratto socio-antropologico? Una riflessione sull’uragano Katrina e sulle macerie che ha lasciato? Beasts of the Southern Wild è più un… fantasy. Ebbene sì. Niente hobbit, solo una pellicola magica, con la macchina da presa che guarda sempre dal basso, ad altezza di bambino. Ad altezza della straordinaria bambina protagonista, Quvenzhané Wallis, una che un agente bravo del mondo occidentale, del mondo al di sopra del Southern Wild, gli consiglierebbe subito di trovarsi un nome d’arte perché Quvenzhané ci va una laurea in lingue soltanto per tentare di pronunciarlo correttamente. Cannibal Kid, Pensieri Cannibali
Uno dei motivi per cui amo il Cinema è questo: è uno dei pochi “luoghi” dove la fantasia può correre totalmente libera e svincolata. Zeitlin è sicuramente un sognatore: il modo in cui Hushpuppy si muove nel mondo (con curiosità, stupore, paura, rabbia…) è meravigliosamente “infantile” (mi è sembrato quasi di rivivere i giochi delle elementari, quando una serra di olivi diventava un enorme bosco selvatico), e solo qualcuno in grado ancora di vedere con gli occhi della fanciullezza poteva trasmetterlo con tanta precisione; al contempo rivela una maturità nascosta, uno sguardo più consapevole, una forza in fieri che la bambina saprà trovare dentro di sé nel corso della sua vicenda, mostrando letteralmente i muscoli alle difficoltà, ed ergendosi fiera davanti a bestioni grossi dieci volte tanto, fino a far capire loro chi comanda, chi è “l’uomo”. Cinemalato
Re della terra selvaggia è un bel film o una furbata? Rispondetemi perché questo film io l'ho odiato. Perché questo film io l'ho amato. Questo mio dualismo non avrà fine. Pace. Denny B, Scrivenny
ll protagonista è convinto che il suo ascoltatore alla fine della storia si convinca dell'esistenza di Dio. Lo spettatore invece si convince della grandiosità del cinema grazie a un film capace di coniugare grande spettacolo, abilità tecnico-artistiche e riflessioni. Perso, Perso nel mondo del cinema
Vita di Pi è davvero una gran bella storia, che funziona a tutte le latitudini e per tutte le età, proprio in nome dell'universalità di ciò che racconta: il percorso di avvicinamento tra due creature apparentemente nemiche che provano a 'sopportarsi' a vicenda per cercare di sopravvivere, scoprendo a un certo punto di non poter fare a meno l'una dell'altra: una parabola chiara e senza possibilità di errore sull'importanza della tolleranza e dell'integrazione tra razze, culture e religioni diverse. Solaris
Un'epica e incantevole avventura cinematografica e umana alla scoperta del misticismo, della spiritualità, della religione. Un viaggio indimenticabile fino ai vertici del cinema più puro e inimmaginabile. Sotto quello che può sembrare un polpettone religioso e buonista sulla ricerca di se stessi, in realtà è nascosto molto di più. Malikontas, Il mondo a parte
È davvero pazzesco come il cinema internazionale di facile fruizione sia sceso di livello a tal punto da gridare al capolavoro per ogni puttanata proposta. Sopratutto se si tratta di un miscuglio nonsense di generi che vanno dal drammatico al fiabesco passando per il fantastico con leggeri spruzzi di riflessioni religiose, messi lì a caso come le palle dell'albero di natale. […] Ma da quando il cinema è diventato un luna park per marmocchi poco evoluti? Maledetto Green Screen... Lorant, Life Functions Terminated
Un film discreto, che si guarda con piacere ma che, secondo me, cade troppo spesso nella trappola del melenso e retorico a ogni costo. Dio mi perdonerà. Un dio qualsiasi mi va bene. Una cosa è sicura: dopo 'sto film qualcuno si farà ammazzare da una tigre. Ipse Dixit. Fabio Di Felice, Panino al salame
Siamo di fronte a un cinema esaltante, dove nulla è stato lasciato al caso, dove un led o uno spiraglio di luce vengono adoperati per illuminare l'ambiente. La Bigelow, in poche parole, crea una delle migliori sequenze action viste negli ultimi anni, senza praticamente mostrarci quasi niente. Frank Manila, Il cinema spiccio
Partendo dallo schermo nero, con le chiamate e i servizi televisivi sulla tragedia di New York a riempire il vuoto, si parte per una vera e propria escursione storica, dove si toccano l'esplosione nella metro di Londra, il camion bomba nell'hotel Marriot di Islamabad, l'attentato nella base della CIA in Afganistan. In tutti questi anni e in questi luoghi si muove Maya, agente in servizio che mette la sua intera vita al sevizio dell'agenzia. E' lei la protagonista assoluta del film, incarnata alla perfezione da Jessica Chastain che ne fa un personaggio scomodo, certo, ma risoluto e assolutamente dedito al lavoro. Lisa Costa, In Central Perk
In Maya/Jessica Chastain possiamo vedere la regista Kathryn Bigelow e il suo riuscire a farsi strada in un ambiente al maschile come quello di Hollywood. Ma Maya/Jessica Chastain è anche e soprattutto l’America. L’America ossessionata dalla guerra al terrore, alla ricerca di un fantasma che sembra sparito nel nulla. In questo film, nel suo personaggio, ci sono tutti gli Stati Uniti degli ultimi dieci anni. Un’ossessione che diventa unico scopo nella vita e annulla il resto. Maya non ha nessun vero contatto umano. Zero Dark Life. Cannibal Kid, Pensieri Cannibali
Kathryn Bigelow è una regista. Nella fattispecie è la regista di questo film, Zero Dark Thirty, e di tanti altri, uno più bello dell’altro.
E sì, è una donna.
Ma non mi metterò a dire che questo è il cinema di guerra al femminile. Non farò distinzioni retoriche. Perché pur essendolo, non lo è. E trovo la definizione precedente infinitamente riduttiva.
La verità è che Kathryn Bigelow è una regista dal talento encomiabile. E sì, è anche una donna. Bella, per giunta. Ma questo non aggiunge nulla, né sottrae nulla alla sua bravura, che è tale da surclassare molti suoi colleghi, per lo più uomini.
Per cui, a mio parere, sarebbe giusto dire semplicemente che è una regista coi controcazzi.
Germano Hell Greco, Book and Negative
A fine proiezione, una coppia dietro di me, discutendo del film, ha tirato fuori la seguente perla: Lui: “Però è girato bene” Lei: “Avrà imparato dal marito” Posso dirvelo che non avete capito e molto probabilmente non capirete mai un cazzo? Lucia, Il giorno degli zombi