In seguito entrerà sulla scena l’impertinente domestica di casa Provolone, Nora (Daisy Cosentino), che abbandonerà ben presto le sue mansioni per sposare con un milionario sodale di Snaps; successivamente entreranno in scena i due scagnozzi di Snaps, Aldo (Davide Bonanno) e Connie (Antonio Cianciotta), la coppia comica della commedia, i Fratelli Finucci (Giampaolo Indelicato e Roberto Moschetto), il Professor Poole (Guido Franco) un pedante insegnante di dizione che finirà suo malgrado marito di Lisa; ruolo centrale della vicenda sarà quello di Roxanne (Liliana Biglio) che, ricevuta da Snaps quale aspirante cameriera al posto di Nora, in realtà si rivelerà una vecchia fiamma di Provolone e madre di Teresa, che a questo punto è davvero anch’essa figlia del gangster. Attorno a questi personaggi principali vi è una sequela di comprimari molto bravi: le amiche di Teresa (Jose Marano, Adriana Scalia, Daniela Torrisi), e un divertentissimo Padre Carnazza (Rodolfo Torrisi, qui anche nelle vesti di regista).
Questa commedia brillante, successo internazionale di Claude Magnier, ha avuto ben due trasposizioni cinematografiche: una francese del 1967 (“Io, due figlie, tre valigie”) per la regia di Edouard Molinaro con un divertentissimo Louis de Funès, e una americana più recente, del 1991, per la regia di John Landis intitolata non a caso “Oscar – un fidanzato per due figlie”. Proprio quest’ultima versione è stata scelta dal Teatro delle Nevi, che naturalmente ne ha ricavato un originale adattamento. Senza nulla togliere al film del 1991, sicuramente gradevole, con un cast di tutto rispetto grazie alla presenza di Sylvester Stallone (Snaps) e Ornella Muti (Sofia), io preferisco di gran lunga la versione teatrale; e questa è senza dubbio molto ben scritta, diretta e interpretata.
I più bravi sono stati Maurizio Panasiti che riesce perfettamente a calarsi nei panni del gangster italo-americano senza scadere rovinosamente nel farne una macchietta; Liliana Biglio, la quale, per mezzo della sua consueta e impeccabile dizione e voce suadente, riesce a trasmettere l’anima del personaggio che interpreta, anche se, a causa della brevità della sua parte, la si è potuta purtroppo ammirare ben poco. Ed infine il personaggio che più mi ha divertito è Padre Carnazza, curioso prelato pieno di tic e fucina di continue allusioni sessuali, magistralmente interpretato da Rodolfo Torrisi che, pur avendo un ruolo marginale all’interno della vicenda, rappresenta fisicamente l’intensa vis comica dell’autore che si percepisce dall’inizio fino all’ultima battuta della pièce.