Theeb di Naji Abu Nowar. Voto 7
Scelto dalla Giordania come proprio candidato all’Oscar per il miglior film in lingua straniera, la categoria per cui noi abbiamo nominato Non essere cattivo di Claudio Caligari (qui la lista completa dei candidati). Theeb è stato una delle buone sorprese di Venezia 2014, dove ha vinto il premio Orizzonti per la migliore regia. Ripubblico la recensione scritta allora a Venezia.
Ecco, non mi aspettavo niente, ci sono andato giusto perché a quell’ora non c’era altro da vedere che non avessi già visto. Invece, piccola sorpresa. Un film coprodotto da Giordania, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Gran Bretagna che mi immaginavo come il solito piccolo kolossal oleografico di dune, cammelli e uomini veri dagli occhi di brace. Invece, anche muovendosi all’interno di quel genere, anche riproponendone tutti i cliché, Theeb è un bel coming-of-age che stupisce per finezza, spettacolarità, tensione drammatica, e per un finale per niente accomodante e piacione, e molto coerente e coraggioso (che potrebbe però costargli l’accesso ai mercati occidentali). Siamo nello Hijaz, la parte occidentale della penisola arabica dove si trovano le città sante di La Mecca e Medina. Ancora parte dell’Impero ottomano, ma già con gli arabi in rivolta contro i turchi e aiutati dagli inglesi (avete in mente Lawrence d’Arabia? ecco, quella guerra lì). Su questo sfondo storico si muovono i protagonisti, tre beduini che devono accompagnare e guidare un soldato inglese disperso al suo battaglione. Due di loro sono fratelli, un giovane uomo e un bambino, Theeb. Avventure nel deserto, tra predoni, soldati turchi e ribelli. Theeb dovrà imparare a sopravvivere, e a vivere, da solo. Il nuovo western – lo avevamo già visto in questo festival in Loin des hommes – è ormai quello del deserto, con i cammelli al posto dei cavalli. In Theeb c’è perfino la ferrovia che avanza e ridisegna vite e paesaggi, come in C’era una volta il West. Alla proiezione erano presenti produttori, regista e interpreti, e costoro nei loro costumi beduini. Naturalmente fotografatissimi. Grandi applausi, meritati.