THE IRON LADY
Di Phyllida Lloyd, Uk, 2011
Con Meryl Streep, Jim Broadbent, Olivia Colman
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CANDIDATO A 2 PREMI OSCAR
tra cui MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA
L’ex Primo ministro britannico Margareth Thatcher (Meryl Streep, candidata all’Oscar), ora anziana e malata (nomination agli Oscar per l’ottimo trucco), ripensa alla sua vita, spesso rivolgendosi al suo defunto marito.
Un film di donne, fortemente femminista, ma non solo per donne, perché l’operato della Thatcher merita sicuramente una riflessione attenta che il film non fornisce.
La Thatcher fu infatti un personaggio chiave della storia recente e le condizioni di crisi in cui versava il suo Paese tra gli anni ’70 e ’80 ricordano moltissime l’Europa attuale.
Indubbiamente la Thatcher ha un lato umano e privato che noi non possiamo conoscere, ma rappresentarlo in un film crea l'effetto di apologia di un personaggio che è passato alla storia soprattutto come negativo.
Forse non si è voluto/potuto/riuscito cogliere il grande ascendente del personaggio e soprattutto capire perché questo politico tanto contestato sia stato eletto Primo Ministro per ben tre volte (nel ’79, nel ’83 e nel ’87). Le tappe principali della sua carriera ci sono tutte, ma scorrono velocemente, senza dare allo spettatore la possibilità di comprendere.
Insomma a prevalere è la descrizione umana su quella politica il che rende il film meno rilevante da un punto di vista storico.
Tuttavia, dietro all’apparente superficialità (che si riflette anche nella messa in scena, influenzata in qualche modo dal musical) e all’astensione di giudizio c’è qualche particolare inquietante che rende il film più interessante e meno vacuo di quel che sembra.
Innanzitutto l’andirivieni tra passato e presente ci mostra che non è cambiato poi tanto nel Regno Unito di oggi: il film mostra un parallelo tra gli attentati terroristici di trent’anni fa dell’IRA a quelli di Al Qaida oggi. Alla questione terroristica possiamo aggiungere che la crisi economica e politica è tornata e le donne di potere ancora mancano al governo.
Una battuta degna di riflessione afferma che l’intera Gran Bretagna odiava la Thatcher e un attimo dopo tutti l’adoravano, tanto da rieleggerla.
Una reazione spropositata, ma purtroppo vera: alla fine del primo mandato tasse e privatizzazioni avevano infatti causato solo scioperi, attentati e aspre proteste represse nel sangue, poi il Regno Unito vinse la guerra delle Falkland contro l’Argentina e il popolo britannico si riversò nelle piazze e poi alle urne per festeggiare e rieleggere il suo Primo Ministro.
Il quadro che ne risulta è desolante: è lo spirito nazionalista e belligerante a unire il popolo e a prevalere su qualsiasi questione economica, sociale, politica?
Un ritratto dunque più amaro di quello che sembra, che si fa apprezzare anche nella forma grazie a una fotografia palpitante e curiosa, inquadrature da musical (riprese dall’alto, dettagli, scene quasi coreografate). Ma sopra ogni cosa c’è lei, l’inarrivabile Meryl Streep, meritatamente candidata all’Oscar (per la 17esima volta).
VOTO: 7-
Citazione cult:
La gente non vuole più fare cose importanti, ma vuole solo essere importante